Via il tabù della psicoterapia. Imprenditori e sportivi di successo ne parlano liberamente

Olimpiadi di Tokyo 2020: la ginnasta americana Simone Biles si ritira dalle finali. Era data per favorita per la conquista di 5 medaglie d’oro. La motivazione sarà quella di doversi fermare per tutelare la propria salute mentale. Non è l’unico caso del 2021. Roland Garros: la tennista giapponese Naomi Osaka, allora numero 2 del ranking WTA, annuncia il ritiro alla vigilia del Grande Slam di Francia. L’atleta spiegherà ai media che già da tempo stava combattendo con la depressione, e che l’ansia prima delle conferenze stampa era diventata insostenibile.
Non solo sportivi, ma anche attori, imprenditrici, Reali del Regno Unito. Sempre più spesso chi vive le luci della ribalta confessa di affidarsi a uno psicologo per tutelare il proprio benessere mentale. Anche in Italia cominciamo a parlarne senza problemi. A che punto è la caduta di questo tabù nel nostro Paese?
Quante persone vanno dallo psicologo in Italia e a Roma?
In passato gli italiani favorevoli a delle strategie di prevenzione psicologica si attestavano al 20%. Solo lo scorso anno, anche a causa del momento più virale della pandemia, il numero di coloro che erano favorevoli a un’assistenza psicologica per tornare alla normalità è salito al 70%. I dati sono ricavati da un’indagine dell’Istituto Piepoli per il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi. Dunque, la consapevolezza nella popolazione c’è. Le strutture in cui gli italiani auspicano un’assistenza psicologica sono nell’ordine: ospedali e strutture per anziani; seguono i servizi sociali che possano coadiuvare medici di famiglia, affiancare l’assistenza familiare, presidiare i luoghi di studio e di lavoro. Già nel 2019, sempre a cura dell’Istituto Piepoli, un’altra indagine condotta su 1005 intervistati metteva in evidenza come il 42% del campione si fosse rivolto a uno psicoterapeuta. Su cifre simili si aggira la constatazione che la figura dello psicologo promuova il benessere psicologico delle persone e aiuti a vivere meglio.
Ottenere il meglio o fermarsi in tempo: il ruolo del mental coach in soccorso degli sportivi
A rimarcare i benefici della psicoterapia sono stati gli olimpionici di Tokyo. Infatti, sia durante le Olimpiadi, sia nel corso delle Paralimpiadi, molti atleti hanno evidenziato come la cura del proprio benessere mentale fosse basilare quanto quella fisica. I motivi rinvenuti nelle loro dichiarazioni erano soprattutto 2:
• riconoscere che qualcosa non va e fermarsi in tempo, per evitare di farsi male;
• essere più forti anche con la mente aiuta a gestire la fatica e a giocarsi una vittoria.
La prima a portare il tema alla ribalta è stata la ginnasta Simone Biles, ritiratasi da 4 finali su 5 nella ginnastica artistica a causa dei twisties. Il malessere consiste nell’improvviso senso di vuoto che fa perdere la cognizione del proprio corpo nello spazio durante le fasi aeree. La ginnasta si è ritirata in tempo, evitando esercizi in cui si sarebbe potuta infortunare. Piuttosto che confermare le aspettative, ha dato la priorità a sé stessa, a quelli che ha definito demoni interiori.
Non solo ritiri salvifici. Prendersi cura della preparazione mentale permette a un atleta di concentrarsi sulle proprie abilità, distogliere la mente dagli sforzi ripetitivi, migliorare la concentrazione e lavorare con un obiettivo preciso. L’ansia di per sé non è negativa, anzi entro certi limiti ci permette di far convergere le energie psico-fisiche per una prestazione ottimale. Tuttavia, quando la pressione supera una certa soglia non è più gestibile, e il corpo si irrigidisce.
Anche Lamont Marcell Jacobs, oro olimpico nei 100 metri piani e nella staffetta 4×100 metri, ha parlato più volte di quanto sia stato prezioso il lavoro svolto con la sua mental coach. Il velocista italiano ha lavorato non solo sulla respirazione. Affrontare il rapporto con il padre è stato fondamentale per correre libero in pista. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Ansia e attacchi di panico: artisti e imprenditrici non nascondono di affidarsi a uno psicologo
È tornata a parlarne sul suo profilo Instagram anche Chiara Ferragni. L’imprenditrice ha ribadito la necessità di prendersi cura della propria salute mentale, e di smettere di trattare questo argomento come un tabù. Raccontandosi senza filtro davanti ai suoi follower, Ferragni ha parlato delle sue difficoltà nel gestire ansia e attacchi di panico, e di quanto giovamento stia traendo dagli incontri settimanali con uno psicologo.
Anche le star oltreconfine hanno cominciato ad abbattere lo stigma della salute mentale.
Nel libro autobiografico Channel Kidness, Lady Gaga racconta dei problemi che si porta dietro fin dall’infanzia; Selena Gomez, star della Disney, in occasione dell’American Music Awards 2016 ha tenuto un discorso sul tema della salute mentale e del prendersi cura di sé. Lei stessa aveva dovuto interrompere la sua carriera a più riprese, a causa dell’ansia e della depressione causati dallo stress. Infine, The Me You Can’t See è la docuserie realizzata dalla presentatrice Oprah Winfrey e il Principe Harry d’Inghilterra. Il Duca di Sussex ha voluto partecipare alla produzione di una serie in cui non si considerasse il chiedere aiuto come un segno di debolezza, piuttosto di rinascita.
Prendersi cura della propria salute mentale non può continuare a essere un tabù
Rispetto al passato, oggi riusciamo a parlare con più facilità di come prenderci cura della nostra forma fisica. Possiamo dire lo stesso per la salute mentale? Purtroppo no. Parlarne crea ancora vergogna, mette le persone in imbarazzo, eppure soffrire di disturbi psicologici è più diffuso di quanto si voglia ammettere.
Nello sport, nel lavoro o nelle relazioni di tutti i giorni, la psicologia è un’importante risorsa che può migliorare a vista d’occhio la qualità della vita. Affidarsi a uno psicoterapeuta aiuterà la persona a prendere coscienza di sé e ad essere protagonista della propria vita.