Tv, Smartphone e Videogame: fanno male ai bambini prima di dormire?

L’opinione diffusa è che l’utilizzo notturno di intrattenimento multimediale che siano film, videogame, app o letture in digitale, sia deleterio per il sonno soprattutto nei più piccoli.
Certamente è verissimo che, l’utilizzo eccessivo di internet e di contenuti multimediali non è raccomandabile per nessuno (nemmeno per gli adulti) ma, nuove ricerche dimostrano che, un utilizzo saggio e moderato di diversi sistemi di intrattenimento multimediali non ha effetti specificamente negativi in base all’ora in cui si utilizzano.
Cioè, significa che in un soggetto normale, passare 2 ore al pc prima di dormire o alle 12 di mattina non ha nessun effetto sul ritmo sonno-veglia.
La differenza però si nota molto nei bambini che già hanno problemi a dormire ed in genere, ad autoregolare i propri comportamenti (effortful control).
Lo Studio
I dettagli di questa scoperta sono stati pubblicati su Psychological Science Journal. Lo studio realizzato da un team dell’Università dell’Arizona capeggiato dalla dottoressa Sierra Clifford ha analizzato il comportamento di 547 bambini tra i 7 e 9 anni distribuiti equamente per sesso (il 51% bambine il 49% bambini) ed anche socio economicamente: c’erano bambini di famiglie ricche di città, come bambini del ceto medio o di aree rurali.
Lo scopo dello studio era quello, tramite l’analisi di un semplice diario tenuto giornalmente dai genitori per tenere traccia dell’uso di dispositivi multimediali, del sonno e del comportamento dei bambini, di capire quando effettivamente il ritmo sonno-veglia possa essere disturbato dalla tecnologia.
La durata dell’esperimento è stata di 7 giorni, durante i quali, mentre i genitori tenevano traccia delle attività dei bambini, questi indossavano degli speciali smartwatch che misuravano le ore di sonno, i movimenti e la luce ambientale.
I risultati hanno contraddetto quanto generalmente si pensi sia vero: cioè che l’uso dei media prima di dormire rovini il sonno ai bambini.
In realtà, in media, i bambini che usavano la tecnologia prima di dormire, dormivano 23 minuti meno (tutti dormivano 8 ore) e si addormentavano 34 minuti più tardi, una differenza di sonno però minima che non giustifica la credenza comune spesso allarmistica che il bambini esposto alla tecnologia smetta di dormire a causa di questa.
I casi specifici hanno dimostrato poi altro che i risultati “medi” non dicono: che in bambini che dimostravano una scarsa capacità di regolare i propri comportamenti (sia nei questionari e nei diari dei genitori, sia nelle attività tracciate dallo smartwatch) erano quelli che avevano maggiore difficoltà a dormire dopo l’uso dello smartphone, tablet, pc o videogames.
Cosa ci insegna questo studio
Studi come questo ci ricordano che lo studio della mente avendo a che fare con individui spesso scopre che ci sono regole diverse per quanti diversi individui (o almeno tipologie di individui) ci sono e che quindi non c’è una regola assoluta “lo smartphone fa male ai bambini prima di dormire” o “non fa male affatto”.
La verità sta spesso nel mezzo, nell’equilibrio.
I genitori spesso si preoccupano di dover esercitare un controllo sulle attività dei bambini secondo degli “assoluti” tipo “niente videogame la sera” o “niente tv dopo cena” o all’opposto lasciano i bambini totalmente liberi di fare ciò che vogliono.
In realtà tutti i genitori dovrebbero preoccuparsi di aiutare i propri figli, a seconda delle loro personalità, a trovare un equilibrio nelle loro attività giornaliere che ovviamente includono anche videogames, internet e film.
Un messaggio importante soprattutto in epoche di lockdown e quarantene in cui spesso i multimedia sono stati una finestra importante sul mondo, sia per intrattenimento ma anche per studio e lavoro, sia per grandi che per piccoli.
Demonizzare non serve a niente, conoscere è meglio.
Se poi ci sono particolari difficoltà a trovare quell’equilibrio o c’è un bambino che si trova in netta difficoltà rispetto ad altri a regolare i propri comportamenti allora forse il caso di ricorrere ad uno specialista: l’eccesso in alcuni comportamenti potrebbe essere la manifestazione di un disagio nascosto.