Tutte le tipologie di disturbi alimentari

I disturbi alimentari sono diventati molto conosciuti nei decenni passati: in epoche precedenti la prosperità che viviamo oggi era impensabile e solo pochissimi privilegiati potevano concedersi il lusso di scegliere cosa mangiare, quanto mangiare e come mangiare. Per la maggioranza delle persone, infatti, nutrirsi a sufficienza per sostenere duri ritmi di vita era già una possibilità preziosa e per nulla scontata.
I primi casi di disturbi alimentari vengono fatti risalire ad alcune forme di ascesi religiosa presenti in diverse culture.
Ad esempio, la ricerca della “perfezione” di alcuni monaci e santi medioevali (ad esempio Santa Chiara d’Assisi o Santa Caterina da Siena) sembra essere molto vicina al perfezionismo e alla ricerca di un ideale di purezza che si può osservare nelle forme contemporanee di anoressia.
Emblema della modernità e dei paesi più ricchi, i disturbi alimentari sono spesso poco conosciuti e fraintesi dalla maggioranza delle persone.
Questi disturbi hanno quasi invariabilmente una natura psicologica, molto spesso con derivazione traumatica.
Ecco le tipologie dei disturbi alimentari più diffusi.
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Anoressia
Si tratta del Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA) più conosciuto e noto, anche perché il più evidente di tutti nelle sue manifestazioni. L’anoressia è caratterizzata da un costante rifiuto per il cibo accompagnato dall’ossessione per la magrezza. Colpisce prevalentemente la popolazione femminile, ma gli uomini non ne sono affatto esenti.
L’anoressia è tra i disturbi alimentari quello che presenta i rischi più seri sulla salute perché porta a un deperimento molto rapido dell’organismo e a danni anche gravissimi e irreversibili a carico degli organi interni. Una delle cause di morte più frequenti tra le persone che soffrono di anoressia è legata alle complicanze cardiovascolari che insorgono molto frequentemente.
Voler essere magri o essere ossessionati dall’aspetto esteriore non è però quasi mai sufficiente a sviluppare l’anoressia: se è vero che la pressione sociale (e quella dei media o dei gruppi di amici) possono spingere verso comportamenti anoressici, soprattutto quando sono esaltati modelli di magrezza eccessiva, è anche vero che l’anoressia vera e propria affonda le proprie radici in un disagio più profondo, scatenato da traumi subiti, come violenze o abusi subiti nell’infanzia.
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Bulimia
La bulimia è un disturbo alimentare particolare e meno “evidente” rispetto all’anoressia: più che la condotta alimentare specifica, che tende comunque ad essere eccessiva, con un ricorso abbastanza frequente ad abbuffate, la caratteristica distintiva è il comportamento “compensatorio” messo in atto dopo aver mangiato. I bulimici infatti mettono in atto comportamenti “riparatori” ai loro eccessi, come l’induzione del vomito, il sottoporsi a purganti, diete estreme, allenamenti estenuanti.
I comportamenti compensatori, accrescendo il livello di stress e di pressione psicologica, stimolano a loro volta le “ricadute” verso l’eccesso “liberatorio”, alimentando un circolo vizioso che sembra inarrestabile.
Lo scopo è la ricerca di un controllo pressoché assoluto sul proprio peso e sulla propria immagine, che puntualmente viene perso cedendo all’ennesima tentazione.
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Binge Eating Disorder
Il binge eating disorder è il disturbo di chi mangia in quantità eccessive, dedicandosi a grandi abbuffate, quasi sempre come comportamento rifugio in momenti di ansia, nervosismo o di altre forti emozioni, spiacevoli ma anche piacevoli. Ciò che per il binge eater sembra particolarmente difficile da gestire è soprattutto l’intensità delle emozioni, a prescindere dalla loro valenza.
Il binge eater usa il cibo come àncora di salvezza senza avere comportamenti “compensatori” e di “riparazione” come nella bulimia.
Il binge eating disorder è spesso accompagnato da scarsa autostima e depressione: si tratta di un disturbo a volte sottovalutato dai genitori degli adolescenti che ne soffrono, perché non notando alcun comportamento “sbagliato” oltre che il mangiare eccessivo, soprattutto quando non sono presenti obesità o altre problematiche fisiche, essi tendono a pensare che sia normale appetito e non percepiscono la reale entità del problema.
Non di rado, peraltro, l’unico “rimedio” che viene concepito è quello dietologico o nutrizionale che, molto spesso, nei bambini e negli adolescenti finisce per rafforzare proprio il comportamento che si vuole contrastare.
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Bigoressia
La bigoressia viene detta anche anoressia riversa o dismorfia muscolare. Si potrebbe definire, con un paragone semplicistico, come la versione mascolina dell’anoressia, che invece colpisce prevalentemente le donne.
Se l’anoressica si osserva allo specchio e si giudica sempre troppo grassa, credendo che il massimo della bellezza e della femminilità sia un fisico il più esile ed emaciato possibile, il bigoressico, al contrario, si vede allo specchio sempre troppo piccolo e minuto, ed ambisce ad un corpo più solido e soprattutto più muscoloso.
La bigoressia (o vigoressia, entrambe le grafie sono corrette) porta quindi a ricercare in modo eccessivo e ossessivo la crescita muscolare, attraverso l’allenamento con i pesi, l’alimentazione iperprotetica, l’assunzione di integratori. La fissazione diventa sempre più centrale nel corso del tempo, portando il paziente a trascurare studio, relazioni e lavoro e spesso conduce all’uso e all’abuso di sostanze anabolizzanti pericolose per la salute.
In questi casi l’aiuto psicologico può essere fondamentale ma è necessario un percorso lungo e non privo di potenziali ricadute.