Psicologia della solitudine: reazioni della mente alla mancanza di contatto sociale

“Esclusione da ogni rapporto da presenza o vicinanza altrui, desiderata per godere di pace o intimità, oppure sofferta in conseguenza di una totale mancanza di affetti” (fonte: Devoto Oli).
La definizione del vocabolario coglie il discrimine tra una condizione ricercata, oppure subita dalle circostanze. Quando scegliamo di stare da sole, o da soli, la solitudine prende la forma di uno spazio che la persona si crea intorno per ascoltarsi, nutrire i propri pensieri.
Viceversa, quando malgrado i nostri sforzi siamo sempre e solo noi ad affrontare tutto, soffriamo. Non trascuriamo il dolore inflitto dalla solitudine, perché a lungo andare avrà delle ricadute sulla nostra salute mentale.
Stare da soli VS sentirsi soli
Come individui scegliamo di stare da soli con noi stessi. Una persona sceglie di affrontare da sola delle scelte, dei momenti della propria vita, abita quel silenzio che ha saputo crearsi intorno.
Cercare la solitudine è una scelta, vivere in solitudine è tutt’altra faccenda, spesso con delle cause profonde persino dolorose, per esempio: essere caregiver; affrontare un lutto; elaborare la fine di una relazione, una separazione o un divorzio; andare in pensione e sentire la mancanza della quotidianità che vivevamo fino al giorno prima; cambiare lavoro e non riuscire a integrarsi con i colleghi e le colleghe; trasferirsi in un’altra città per motivi di studio o di lavoro.
Anche il contesto sociale in cui viviamo ci rende più esposti a soffrire di solitudine. Riscontriamo una maggiore vulnerabilità nelle persone che vivono lontano dagli amici; hanno scelto di allontanarsi dai propri familiari; si sentono discriminati per motivi etnici o a causa di una disabilità; non prendono parte alle attività sociali per motivi economici o di mobilità.
La mancanza di contatto sociale inficia sul benessere psicofisico
Il fatto di sentirsi soli non implica la presenza di un disturbo mentale. Eppure, se affrontiamo il problema con uno sguardo più ampio possiamo affermare che la solitudine può essere la causa o la conseguenza del nostro stato di salute mentale.
Da una parte, se stiamo affrontando un disturbo che ci spinge all’isolamento, come la depressione, una diretta conseguenza sarà perdere di vista le relazioni sociali.
Dall’altra, se sono le circostanze ad allontanarci dagli altri, un isolamento prolungato avrà delle ricadute sulla nostra psiche. Insomma, si instaura un pericoloso circolo vizioso che può essere innescato da un problema soggettivo, o da un fattore ambientale:
- ho un problema mentale (soffro di ansia, di depressione, etc.) > mi sento solo > la solitudine peggiora la mia condizione mentale;
- ho un problema personale (di salute, lavorativo, familiare, sentimentale) che mi allontana dagli altri > mi sento solo > la solitudine prolungata si ripercuote sulla mia salute mentale.
Insomma, la solitudine alimenta il disagio e pregiudica il benessere psicofisico.
Tra i disturbi più comuni che portano all’isolamento troviamo: la depressione, l’ansia, la bassa autostima, i disturbi del sonno e lo stress.
- La depressione. Ci rendiamo conto di soffrirne quando cominciamo a perdere interesse per qualsiasi cosa; abbiamo sbalzi di umore improvvisi, che variano per durata e intensità. Il disturbo depressivo si manifesta in varie forme: persistente; affettivo stagionale; prenatale; postnatale; disforico premestruale.
- L’ansia. Il disturbo si presenta quando ci preoccupiamo per quello che stiamo vivendo o che potrebbe accadere. Il nostro corpo ci restituisce la tensione che proviamo attraverso vari segnali tra cui la sudorazione; le palpitazioni; l’insonnia e nei casi più estremi gli attacchi di panico.
- La bassa autostima. La percezione che abbiamo di noi stesse, o di noi stessi, deriva dalle nostre convinzioni, da come ci giudichiamo, da quanto sappiamo apprezzarci. Se abbiamo una bassa autostima è probabile che nel nostro vissuto ci siano stati atti di bullismo; discriminazioni; prevaricazioni sul lavoro; problemi di salute fisica o mentale; difficoltà ad accettare il proprio aspetto; difficoltà economiche; infine dover soddisfare delle aspettative irrealistiche.
- I disturbi del sonno. Le preoccupazioni accumulate causano la mancanza di sonno, di conseguenza saremo stanche, o stanchi, faremo più fatica durante la nostra vita quotidiana e questo si ripercuoterà sulla nostra autostima.
- Lo stress. Andiamo sotto pressione quando ci sentiamo minacciati dal contesto in cui ci troviamo. Nel breve periodo lo stress ci aiuta trovare dentro di noi energie insperate; ma se la pressione si protrae nel tempo il nostro benessere psicofisico ne risentirà. Inoltre, se affrontare nel lungo periodo una situazione stressante porta a un disturbo mentale, è vero anche il contrario: affrontare un disturbo mentale è stressante, lo stress ci rovina la vita, di conseguenza finiamo in un circolo vizioso.
Una persona sola non ce la fa da sola
Di tanto in tanto può capitare l’affiorare di sentimenti di solitudine, talvolta senza che questi abbiano un legame con una causa esterna. Se però questi momenti si fanno prolungati, al punto da condizionare la nostra quotidianità, guardiamoci intorno, guardiamoci dentro. Se in questo momento non riusciamo a piacerci, se ci sentiamo inadeguati, o inadeguate, chiediamo aiuto. Lo psicologo ci guiderà in un percorso di consapevolezza per uscire con le nostre forze dall’isolamento in cui ci troviamo.