Procrastinare: perché accade e cosa si può fare per migliorare

Rimandare, per un motivo o per un altro, è usuale: anche per chi è super organizzato e sempre attivo, dire: “ok, questo lo faccio dopo perché adesso sono stanco o non ho tempo” non è certo un dramma.
Tuttavia, tutto questo può diventare un problema serio e addirittura, in alcuni casi, una vera e propria patologia.
Perché procrastiniamo?
Il nostro cervello è fatto per risparmiare energia più che per spenderla: si può dire che abbiamo un cervello naturalmente “pigro” per tutto ciò che è impegnativo e che ci spinge a dire “se puoi farlo dopo perché farlo adesso?”.
L’unica attività nella quale il cervello non è pigro, infatti è la ricerca di piaceri momentanei: per questo è più facile rimandare un’attività lavorativa, sistemare casa o allenarsi, ma le energie per guardare brevi video comici su Facebook non ci mancheranno mai.
Procrastinare ci illude di avere un senso di controllo
è tutto a posto, posso permettermi di fare una cosa di scarsa importanza piuttosto che quella più importante, perché tanto poi recupero. Non è mica una questione di vita o di morte, no?
In realtà, questo “modo di pensare” diventa spesso una pericolosissima abitudine che può avere conseguenze negative sul lavoro, sullo studio, sulle relazioni e sulla nostra salute.
Procrastinare patologico
Pensa ad esempio ad una attività abbastanza semplice, come fare 20 minuti di corsa al giorno per stare in forma, che viene rimandata con la classica scusa del “non ho tempo!”, quando però, tutte le sere, trovi il tempo per guardare film, serie o programmi televisivi per almeno 2 o 3 ore.
Procrastinare, sostituendo un’attività con un’altra, non è nemmeno questione di risparmiare tempo
è semplicemente assecondare totalmente la parte del nostro cervello che insegue la gratificazione immediata, facile da ottenere, senza sforzo ed effimera.
Ecco il problema
il nostro modo moderno è una fonte di distrazioni e gratificazioni immediate continue. Basta aprire lo smartphone per avere a disposizione migliaia di modi per distrarsi che 15 anni fa non esistevano (o probabilmente ne esistevano altri). Allenando il cervello a preferire sempre la breve gratificazione si finisce per essere incapaci di percepire il tempo in modo corretto e di gestire la propria vita.
Il procrastinatore tipico: come pensa e come agisce
Al contrario di quanto si possa pensare, chi rimanda spesso non è per forza una persona superficiale che prende tutto alla leggera senza concentrarsi seriamente su nulla.
In realtà, spesso, nella mente di un procrastinatore ci sono tutti i buoni propositi e le valutazioni corrette sui compiti da svolgere.
Solo che, alla fine, le gratificazioni immediate prendono il sopravvento.
Quindi le sgradevoli compagne del procrastinatore seriale sono spesso ansia, pressione, sovraccarico emotivo e cognitivo, consegne ritardate, errori, nottate insonni tra panico e corse per terminare ciò che è rimandato all’ultimo momento.
La frase “rendo meglio sotto pressione” viene ripetuta spessa come alibi dal procrastinatore quando viene messo alle strette. Alcune volte il procrastinare ha più o meno gli stessi effetti di una droga: gratificazione immediata ma un senso di depressione e di inefficacia crescente.
Gestire il rapporto con le gratificazioni
Diventare dipendenti dalle gratificazioni immediate in un mondo in cui ce ne vengono offerte così tante e ovunque è un grande rischio. Come dicevamo prima, rischia di compromettere il lavoro e lo studio (ritardi, lavori eseguiti male) la salute (si rimanda l’inizio dell’allenamento, mangiare sano, smettere di fumare) o anche le relazioni sentimentali, familiari o le amicizie, perché ogni volta che l’altro ha bisogno del nostro impegno, il procrastinatore è pronto a distrarsi in altre cose meno importanti.
In alcuni casi è necessario il supporto psicologico e/o la psicoterapia, specialmente quando ci si trova davanti a delle dipendenze che diventano la principale fonte di gratificazione/procrastinazione, come ad esempio – una tra tante – la dipendenza da social network.
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