Problemi psichici e difficoltà a dormire. Quali correlazioni ci sono?

Il suono della sveglia del mattino dà il via alle nostre giornate. A volte vorremmo i famosi altri 5 minuti, che diventano almeno 20, altre volte non basterebbero 3 ore. Alcuni si girano sull’altro fianco e fanno finta di niente. C’è chi, invece, è a letto con gli occhi sbarrati da ore e attende la sveglia come una condanna che dice “alzati, anche se non hai dormito”. Il giusto equilibrio tra ore di veglia e di sonno è un prerequisito per il benessere psicofisico. Tuttavia soddisfare il fabbisogno di riposo diventa difficile per chi convive con problemi psichici, neurologici, o sta vivendo un periodo di forte stress. Vediamo quali sono i fattori che compromettono il nostro sonno.
Il circolo vizioso tra qualità del sonno e la salute mentale
Andare a letto con la mente presa dalle preoccupazioni comprometterà il nostro riposo. Dormiremo poco, riposeremo male e saremo stanchi per il resto della giornata seguente. La stanchezza ci farà arrancare nell’affrontare i compiti da svolgere, e questo potrebbe buttarci giù di morale, aggiungendo altro stress alle tensioni che avevamo in precedenza. L’equilibrio sonno veglia per alcuni è precario, basta poco per cadere nel circolo vizioso che si autoalimenta con lo stress e l’insonnia.
Ansia, depressione e insonnia sono i nemici del nostro riposo
A volte ci sentiamo stanchi, pronti per andare a dormire, eppure nell’istante in cui ci mettiamo a letto siamo di nuovo svegli. Ci rigiriamo nel letto all’infinito e facciamo fatica a prendere sonno. Se questa routine si presenta con regolarità potremmo soffrire di insonnia. Parliamo di insonnia di breve periodo se il disturbo si manifesta per circa 3 mesi, se invece dura per un periodo più esteso parliamo di insonnia di lungo periodo. Oltre ai sintomi accennati ce ne sono altri, ad esempio:
• svegliarsi più volte durante la notte
• svegliarsi prestissimo e non riuscire a riprendere sonno
• sentirsi stanchi dopo essersi svegliati
• stentare a fare un breve riposo durante il giorno anche se si è esausti
• essere irritabili
• avere difficoltà a concentrarsi a causa della stanchezza.
Tra i fattori che causano l’insonnia i più noti sono lo stress; l’ansia; la depressione; il rumore; la temperatura della stanza (troppo calda o troppo fredda) o un letto scomodo. Uno stile di vita sregolato ha di sicuro un impatto sulla qualità del sonno, ad esempio l’aver ecceduto nel consumo di alcol, nicotina e caffeina; o l’aver fatto uso di sostanze stupefacenti come ecstasy o cocaina. Infine il fuso orario o la rotazione arbitraria a cui deve sottostare un lavoratore turnista (i turni di lavoro, benché comunicati in anticipo, sono usuranti poiché costringono a uno stato di veglia ed efficienza a un orario che non è uniforme nel tempo).
Disturbi del sonno: cause psicologiche, neurologiche e non solo
Chi soffre di depressione tenderà a voler rimanere a letto tutto il giorno. Questo comportamento si mette in atto quando si cerca di allontanare i pensieri negativi: il bilancio familiare, la casa, il lavoro o dei traumi pregressi non ancora superati.
Soffrire di depressione o di ansia in modo serio può portare inoltre ad attacchi di panico; sentimenti suicidi; allucinazioni; sentirsi spaventati, minacciati o confusi senza saper spiegare il perché, o provare un forte sentimento di sfiducia verso chiunque.
Tra le patologie neurologiche che portano a un sonno non ristoratore le più note sono:
• il Parkinson. È una patologia neurodegenerativa che causa disturbi del movimento, del linguaggio e del comportamento;
• l’Alzheimer. Si tratta di una forma di demenza che compare dopo i 60 anni;
• la sindrome delle gambe senza riposo. Parliamo di un’irrequietezza motoria che colpisce gli arti inferiori attraverso una sensazione di formicolio, prurito o solletico. L’unico sollievo a questo fastidio è dato dal muovere le gambe.
Le comorbilità, cioè la presenza di più malattie nello stesso paziente, possono riguardare le disfunzioni cardiovascolari (come l’ipertensione); le malattie respiratorie croniche (come l’asma o la bronchite); i disturbi digestivi (come il reflusso gastroesofageo o il colon irritabile) e i disturbi urinari (come l’ipertrofia prostatica).
Infine, ricordiamo che ci sono delle patologie che inficiano in modo diretto sul nostro riposo notturno:
• l’apnea e l’ipopnea ostruttiva del sonno. Si tratta di una condizione medica che implica la riduzione della respirazione (ipopnea) o la sua interruzione (apnea) per più di 10 secondi;
• l’apnea centrale del sonno. Consiste in lunghe pause respiratorie causate da molteplici fattori.
Di quanto sonno avremmo bisogno e quanto ne perdiamo
Ognuno di noi ha un differente fabbisogno di ore di sonno. Ci sono però delle soglie sotto le quali non si può scendere: gli adulti hanno bisogno di dormire tra le 7 e le 9 ore; i bambini tra le 9 e le 13; i neonati tra le 12 e le 17. Nel 2020 sono stati pubblicati i risultati preliminari della ricerca LOckdown and LifeSTyles IN ITALY (LOST IN ITALY). Lo studio ha raccolto anche dei dati sugli stili di vita, il disagio psicologico e la qualità della vita di 6.000 italiani nel periodo a cavallo dei lockdown. I numeri su chi lamenta una quantità di sonno insufficiente sono aumentati del 22%; le persone che soffrono per una qualità insoddisfacente del riposo sono cresciute del 128%.
Se anche tu soffri di disturbi del sonno, se il pensiero di andare a letto ti mette l’ansia e la sveglia suona come una condanna, la consulenza di uno psicologo può aiutarti a ritrovare il benessere perduto. Un percorso con uno psicoterapeuta ti aiuterà a riscoprire il sano equilibrio tra veglia e riposo e ad alzarti dal letto con un’energia inaspettata.