Perché la noia può essere positiva

La noia migliora le prestazioni del nostro cervello. L’immaginazione e la produttività aumentano in termini di qualità e quantità, prima però c’è da sostenere tutto il resto: la noia. Vasco Rossi, Negrita, Franco Califano, CCCP – Fedeli alla linea. Non mancano gli interpreti della musica leggera e del rock italiano che hanno dedicato almeno una canzone alla noia. Un interesse che travalica i confini, visto che di noia hanno cantato anche The Cure, Velvet Underground e Green Day. Eppure spesso ne sentiamo parlare male, come fosse qualcosa da cui scampare: “Noia normale, noia mortale” (CCCP ¬– Fedeli alla linea, Noia, 1986). Ricrediamoci: la noia è più salutare di quanto immaginiamo. Vediamo perché e come dovremmo imparare ad annoiarci.
La noia destabilizza: davanti al vuoto il tempo non passa
“Domenica mattina lodi all’alba, è solo un’inquietudine al mio fianco” (Sunday Morning brings the dawn in It’s just a restless feeling by my side). L’incipit di Sunday Morning (Velvet Underground, 1967) parla dell’inquietudine della domenica mattina, una condizione che nel corso dei versi spinge a volersi abbandonare a una sensazione di caduta. Sebbene la canzone sviluppi il tema della paranoia, soffermiamoci sull’inquietudine: la noia destabilizza.
Se durante la settimana corriamo a destra e a sinistra, forse la domenica avremo il tempo di starcene a casa in pace. Eppure quando potremmo dormire fino a tardi o fissare il soffitto dimenticandoci dell’ora, ci lamentiamo perché non abbiamo niente da fare. Il vuoto diventa insostenibile: “Inventi feste e inviti gente a casa, così non pensi e almeno fai qualcosa” (Franco Califano, Tutto il resto è noia, 1977).
Ci sforziamo di trovare qualcosa da fare, purché sia interessante, perché un compito noioso e ripetitivo ci annoierebbe. Guardiamo e riguardiamo l’orologio. Quando ci annoiamo il tempo non passa. “E telefono a caso a qualcuno che può, regalarmi un momento di tempo che ha, per morire un po’ meno da solo qui, certi giorni son giorni che vivo così” (Negrita, In un mare di noia, 1997).
Che barba, che noia, che idea!
Dunque, un tempo vuoto e all’apparenza poco produttivo sarebbe tempo sprecato? No. Ma come reagiremmo se qualcuno ci chiedesse di ordinare una ciotola di fagioli in base al colore? Non faremmo salti di gioia, ma il nostro cervello ne gioverebbe. A sperimentarlo è stato uno studio pubblicato nel 2019 sulla rivista Academy of Management Discoveries. Il gruppo di controllo ha eseguito un’attività interessante e successivamente un brainstorming su come inventare delle scuse. Invece, il gruppo sperimentale ha svolto l’attività noiosa del riordino dei fagioli, in seguito quella di inventare delle scuse. Risultato? Il gruppo sperimentale ha prodotto un numero di idee superiore al gruppo di controllo, sia per qualità sia per quantità. Il motivo? L’aver sostenuto un compito noioso aveva reso le loro menti più creative.
Il risultato dell’esperimento è la riprova delle tante ricerche condotte sulla noia. Solo qualche anno prima, nel 2016, la psicologa e ricercatrice Sandi Mann pubblicava The Upside of Downtime: Why Boredom is Good (‘Il lato positivo del tempo libero: perché la noia fa bene’). La noia è uno stato d’animo che prepara la nostra mente a compiere nuovi slanci. Spinge il cervello a cercare delle soluzioni per uscire da una condizione di stallo. Davanti a un problema difficile da risolvere, la nostra mente spazierà in lungo e in largo in cerca di una breccia da usare come via d’uscita.
Tuttavia la tentazione di cercare qualcosa di meglio da fare aleggia in ognuno di noi. Lo sapevano bene i Green Day, che attraverso un testo salace e una musica pop punk avevano descritto questa condizione nel brano Longview del 1992. Quindi?
Annoiarsi non significa rilassarsi
Potremmo esserci fatti un’idea sbagliata di cosa sia noioso. Se stiamo pensando di sdraiarci su un tappetino per ascoltare musica classica, quella non è un’attività noiosa, per alcuni sarà piuttosto piacevole e rilassante. Per annoiarci dobbiamo fare qualcosa di ripetitivo, che non richieda concentrazione. Lasciamo spaziare la mente tra i pensieri senza sottoporla ad alcuno stimolo. Per esempio: nuotare, camminare, starcene seduti o sedute e chiudere gli occhi. Persino affacciarci dalla finestra per contemplare la giornata, come suggeriscono The Cure nel brano Another Day, del 1979.
Lo smartphone non è un buon alleato. Mettiamoci nella condizione stare da soli, o da sole, sosteniamo lo smarrimento dovuto al non avere una notifica pronta ad appagare il bisogno di consenso. Il tempo non va riempito di attività a tutti i costi: “Non è vero che c’è sempre da scoprire” (Vasco Rossi, La noia, 1982).
Convivere con la noia
Dietro la difficoltà di entrare in contatto con la noia potrebbe celarsi un’altra paura, quella della solitudine. Domandiamoci se la nostra vita è colma di impegni necessari, o piuttosto la stiamo riempendo per scappare da qualcosa che non vogliamo affrontare. La consulenza di uno psicoterapeuta ci aiuterà a comprendere che uso facciamo del nostro tempo. Lo comprimiamo fino a scoppiare? Lasciamo un po’ di spazio per dei momenti vuoti? Se siamo in cerca di soluzioni nuove per attuare dei cambiamenti, annoiarsi è una buona idea.
La raccolta delle canzoni di questo post la trovate qui:
• CCCP ¬– Fedeli alla linea, Noia, 1986
• Velvet Underground, Sunday Morning, 1967
• Franco Califano, Tutto il resto è noia, 1977
• Negrita, In un mare di noia, 1997
• Green Day, Longview, 1992
• The Cure, Another Day, 1979
• Vasco Rossi, La noia, 1982.