Perché c’è un rischio bulimia durante la gravidanza?

L’attesa per la nascita di un figlio è un confronto con il cambiamento. È un’esperienza di scoperta prima di tutto per la donna, poi per la coppia. Se pensiamo alla gravidanza ci immaginiamo due persone proiettate verso il futuro: come lo chiameremo? Quale scuola frequenterà? Cosa farà da grande? Le risposte arriveranno con il tempo, purché ci si prenda cura del proprio benessere psicofisico. Una donna con un passato di disturbi del comportamento alimentare (DCA) potrebbe avere delle ricadute durante la maternità; persino chi non ne ha mai sofferto deve fare attenzione ad alcuni segnali.
Gli effetti della gravidanza sull’immagine corporea e sull’umore
Se una persona incinta soffre di DCA è probabile che viva con angoscia il fisiologico aumento di peso. Il cambiamento del proprio corpo incrinerà prima l’ideale di magrezza, poi l’autostima. Infatti, oltre all’aumento delle proprie forme la persona in gravidanza fronteggerà anche altri sintomi tipici dei primi mesi di gestazione, per esempio: la nausea, la stanchezza, il vomito, gli sbalzi d’umore. È naturale che davanti a questa ondata di cambiamenti la persona possa sentirsi confusa o disorientata. Del resto, le trasformazioni che riscontriamo sia nel fisico sia negli stati d’animo spesso sono innescati dai cambiamenti ormonali, che la persona affronta durante la maternità.
La bulimia nervosa in gravidanza
Crescere un figlio comporterà pure farsi in tre, ma questo non vuol dire mangiare per due durante la gestazione. Le oscillazioni di peso andranno prese in considerazione, a patto di non lasciarsi andare o di farne un’ossessione. Insomma, la futura mamma si impegnerà su due fronti: da una parte, evitare gli attacchi di fame; dall’altra, mangiare in modo salutare senza particolari restrizioni. Infatti, chi di solito cede agli attacchi di fame, tende a seguire dei digiuni compensatori per rimediare all’eccesso di calorie ingerite. Una simile condotta riparatrice è il segnale manifesto di un caso di bulimia.
La minaccia per la salute è rappresentata dal fatto che la persona viva una tensione costante tra la privazione e l’eccesso. Se questo comportamento è lesivo del benessere psicofisico in condizioni normali, i suoi effetti saranno ancora più nefasti durante la gravidanza. Il motivo è elementare: un’alimentazione altalenante compromette lo stato di salute non solo della persona incinta, ma anche del bambino. Durante la gestazione il feto ha bisogno di un apporto nutrizionale costante.
Almeno il 5% delle donne sperimenta un DCA in gravidanza
A dimostrarlo sono le ricercatrici e i ricercatori della West Virginia University. Elizabeth Claydon, Christa Lilly, Jordan Ceglar e Omar Dueñas-Garcia hanno condotto uno studio per la messa a punto di uno strumento di screening dei comportamenti alimentari prenatali (“Development and validation across trimester of the Prenatal Eating Behaviors Screening tool”). L’urgenza nasce dalla mancanza di uno strumento di monitoraggio che consideri le specifiche esigenze delle donne in gravidanza con disturbi alimentari. Infatti, la popolazione che sperimenta queste patologie oscilla tra il 5 e il 27,8%. Se confrontiamo le donne con un regime alimentare corretto, con quelle che soffrono di patologie alimentari, “le donne con DCA sono più propense ad avere gravidanze non pianificate, aborti, differenze nutrizionali e un aumentato rischio di depressione e ansia post partum”.
Quali sono i rischi per il feto se c’è bulimia in gravidanza
Come evidenziato dal gruppo di ricerca statunitense, sia le persone con un vissuto con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione; sia quelle che lo stanno fronteggiando tutt’ora “potrebbero influenzare lo sviluppo fetale.” Quindi, se la malnutrizione causasse una modifica del genoma del feto in fase prenatale, esso potrebbe risentirne di sicuro nella fase del suo sviluppo, se non addirittura per il resto della propria vita. Dunque, identificare con una diagnosi precoce una donna incinta con un disturbo alimentare migliorerà non solo la sua salute, ma scongiurerà che la qualità della vita del feto possa essere compromessa ancor prima di cominciare.
I fattori di rischio per la madre riguardano anche il feto
Lasciarsi andare alle abbuffate e poi ricorrere al vomito autoindotto sono dei fattori di rischio non solo per la salute della gestante, ma anche per il sano sviluppo del feto. L’apporto sregolato di cibo causato da un disturbo da alimentazione incontrollata (Binge eating disorder) può compromettere il sistema cardiovascolare, gastrointestinale, neurologico ed endocrino. Se la persona interrompe il processo di digestione attraverso il vomito, si preclude la possibilità di assorbire le sostanze nutrienti da ciò che ingerisce. Viceversa, una vigilanza eccessiva sul proprio corpo la spingerà a soffrire di ansia.
La bulimia nervosa, così come ogni altro disordine alimentare, danneggia la qualità della vita della persona ed è un fattore di rischio anche per la salute del nascituro. Se vuoi gioire della tua gravidanza senza che un disturbo alimentare possa compromettere il tuo momento unico, consulta uno psicologo. La psicoterapia ti aiuterà ad ascoltare il tuo corpo, i tuoi stati d’animo e a fare del momento del pasto un’occasione per prenderti cura di te e del bambino che hai dentro.