Omosessualità. Quando è necessario lo psicologo?

Prima di rispondere alla domanda implicita nel titolo è necessario fare una premessa: l’orientamento sessuale non è un problema e, per questo motivo, non può essere di per se oggetto di trattamenti psicologici o psichiatrici. Non c’è spazio nella psicologia per pratiche “riparative” che suggeriscono problemi da correggere, anche se alcune di queste pratiche hanno ancora oggi un seguito.
Allora perché parlare di Omosessualità e psicologo?
Ci sono diversi casi in cui l’orientamento sessuale può determinare la richiesta di un aiuto psicologico. Un caso abbastanza diffuso è quando l’orientamento stesso è vissuto in modo tormentato a causa dell’ambiente esterno.
Purtroppo, infatti, vista la presenza ancora oggi di frange della società piuttosto restie ad accettare pienamente l’omosessualità, capita che alcune persone si sentano totalmente “sbagliate” perché in famiglia, a scuola, tra gli amici o, in generale, nella società, ricevono continuamente messaggi nei quali l’omosessualità è stigmatizzata e disprezzata.
Capita ad esempio in famiglie molto religiose o tradizionaliste che ai figli, quando finalmente trovano il coraggio di aprirsi con i propri genitori, siano espressi concetti come: “non sei gay/lesbica, sei solo confuso/confusa” o siano fatti oggetto di trattamenti verbalmente o fisicamente abusanti e violenti.
Molte persone, proprio per evitare drammatiche e dolorose conseguenze – poco importa se reali o temute – rimandano all’infinito il coming out che magari desidererebbero attuare e vivono nascondendosi. In alcuni casi, persone omosessuali “sopravvivono” reprimendo l’espressione della propria sessualità a causa di un’educazione religiosa particolarmente rigida o tradizionalista o, in generale, per paura di essere rifiutati ed emarginati. In particolari situazioni questo conduce alcune persone a “sforzarsi” di apparire eterosessuali, intraprendendo relazioni infelici con persone del sesso opposto.
Come lo psicologo può facilitare il coming out
La psicoterapia può essere un valido supporto per un percorso di consapevolezza e piena presa di coscienza del proprio orientamento. Grazie al rapporto con lo psicologo, la persona si sente più compresa e sicura nella piena scoperta di sé e acquista la fiducia necessaria prima per vivere felicemente la propria sessualità (nei casi in cui ci sia una repressione attiva) e poi per affrontare, nei modi e nelle forme preferite e solo quando sia realmente desiderato, il coming out.
Tutti gli studi scientifici rilevano che gli omosessuali cresciuti in famiglie in cui la comunicazione tra genitori e figli era aperta e senza alcuno stigma verso il mondo LGBT, abbiano vite più felici.
La stessa letteratura sostiene che il coming out, quando è frutto di una libera scelta, sia un fattore importante per il benessere e l’equilibrio psichico.
Anche le famiglie possono beneficiare di un supporto psicologico
Ovviamente l’esperienza diventa molto più significativa in modo positivo, quando la famiglia è ricettiva e pronta ad accettare.
Sono tuttavia ancora molti i casi in cui i genitori, anche quando non apertamente ostili a causa di prospettive estremamente religiose o ideologizzate, possono trovarsi confusi e disorientati.
Raramente i genitori sono preparati a gestire questo genere di eventi, cioè la presa di coscienza dell’orientamento sessuale da parte di una figlia o di un figlio. Pertanto, questi rischia di essere etichettato come “diversa/o” a causa di credenze, convinzioni e atteggiamenti sociali sempre più datati e inadeguati.
Non è raro che un genitore si interroghi, a volte con un’autentica sofferenza, sulla possibilità che la “diversità” di un figlio o di una figlia sia causata proprio dalla famiglia, dallo stile genitoriale, dall’educazione impartita o da esempi “sbagliati”. Questi dubbi possono essere rinforzati da atteggiamenti discriminatori provenienti dall’esterno, messi in atto da gruppi o soggetti che emarginano e stigmatizzano gli omosessuali e le loro famiglie.
In questi casi, anche le famiglie possono trovare un valido supporto nello psicologo, per vivere con maggiore serenità la transizione dal coming out alla piena accettazione familiare.
Io non ritengo la terapia una cosa “normale” allo stesso tempo..lo psicologo magari poi finisce a letto col minorenne.In caso fosse donna meglio..Ma in realtà oggi sta omossessualità è una moda.L’attrazione sessuale ed il sesso in età minorile con lo stesso sesso non sempre significa omossessualità,ma prova di se stessi.Siamo anche animali.Molti lo fanno per soldi..Invogliati da anziani che lucrano anche sul porno..è difficile nel ventaglio di trans lesbica omosessuale..eterosessuale ecc..definirsi.Il brutto è trovare il prete…che…oppuro lo sposato che..questi dovrebbero andare dagli psicologi.Insomma.cerchiamo di capire che la donna..viene discriminata anche per comportamenti atrocementi oppressivi di una madre.Se si trovano due ragazzi e vibono per sempre assieme ok..ma fare sesso o orgie ogni sera non aiuta a restare sani..Provare i trans…non è omossesssualità ma nemmeno normalità..Insomma cosa c’è di normale?vedere tutti su tik tok gay?Nemmeno questo direi..Lo fanno anche se non lo sono a volte.