Linguaggio, cognizione e senso comune nella psicologia sociale

Nel primo assioma della comunicazione, Paul Watzlawick e gli studiosi della scuola di Palo Alto avevano formulato questo concetto: non possiamo non comunicare. Infatti, il nostro modo di pensare, di parlare, di relazionarci con l’altro veicola qualcosa di noi. Ma questo qualcosa l’abbiamo scelto in modo consapevole oppure no? La psicologia sociale indaga come la dimensione sociale e quella personale determinino quello che pensiamo e facciamo. I suoi ambiti di ricerca vanno dal linguaggio alla routine quotidiana, dall’autodeterminazione al conformismo, dalla solidarietà all’aggressività.
Vediamone insieme tre aspetti: linguaggio, cognizione quotidiana e senso comune.
Siamo animali sociali: comunichiamo da quando nasciamo a quando invecchiamo.
Il linguaggio è un’azione sociale. Stiamo parlando in questo momento? Sì. Infatti, anche quando non parliamo con nessuno, siamo immersi e immerse in una conversazione interiore. Noi parliamo sempre e da sempre. Se l’homo sapiens ha avuto la meglio sulle altre specie, lo deve all’aver saputo raccontare il proprio passato e ad averlo proiettato nel futuro per predirlo. Insomma, il linguaggio stabilisce delle connessioni con la realtà circostante, e questo ci offre due benefici:
- affrontiamo il cambiamento rimanendo coerenti con il nostro Io;
- sviluppiamo un senso di appartenenza in un mondo sociale complesso.
La psicologia sociale vede nel linguaggio una pratica sociale, appunto, che ha delle conseguenze per chi lo mette in atto. Attraverso il parlare le persone plasmano la realtà, ecco perché consideriamo il linguaggio il primo fattore dell’agentività umana, cioè della nostra capacità di fare nel mondo.
È nella routine che fissiamo le strategie di pensiero
La nostra mente funziona all’interno di una realtà sociale. Per molto tempo la vita quotidiana veniva relegata a scenario passivo su cui accadevano degli eventi, che venivano interpretati con dei modelli. Il mondo reale, ingovernabile e soggettivo, serviva come termine di paragone rispetto alle situazioni sperimentali, controllate. Eppure per la psicologia sociale la realtà non è affatto secondaria. La cognizione quotidiana nasce dalla capacità di trarre le informazioni dall’esperienza e farne un bagaglio di conoscenza per interpretare il mondo.
Nella cognizione quotidiana il concreto prevale sull’astratto. Nella vita quotidiana distinguiamo tra processi automatici e altri controllati; valutiamo l’influenza del contesto, della situazione; facciamo i conti con gli errori.
Le routine sociali influenzano i nostri comportamenti e ci mettono al riparo dagli errori.
Quando un comportamento diventa routine, la persona si sente al sicuro: davanti a un compito da svolgere sente di avere il suo copione collaudato da seguire. Attenzione però, perché certi schemi non sono né universali, né imperituri.
La conoscenza pragmatica del senso comune
Chi fa da sé fa per tre. È sempre vero? I proverbi aiutano a decidere in fretta cosa fare davanti a certe situazioni. A patto di non conoscerne la variante che invita all’esatto contrario. Il sapere popolare è una raccolta pragmatica di consigli, procedure, spiegazioni estratte dalla vita quotidiana. Per quanto sia un’eredità intrisa di contraddizioni, è il frutto di un lavoro condiviso da una comunità. È uno strumento collettivo, una guida per interpretare e affrontare la realtà. Il quotidiano è un processo sociale complesso e la psicologia sociale ne indaga i processi che le persone mettono in atto per costruire e negoziare la realtà sociale.
Se accade A facciamo così, se invece accade B facciamo così. La conoscenza del senso comune è quella condivisa da una comunità nell’affrontare la routine quotidiana. Ci dà delle procedure da seguire, delle giustificazioni per interpretare il nostro comportamento e quello degli altri. In questo modo la realtà diventa prevedibile, controllabile, quindi trasmissibile alle generazioni che seguiranno. Un’eredità che si arricchisce di anno in anno, e che permette di affrontare le varie situazioni senza doversi ogni volta interrogare sul senso della vita.
Il sapere pratico che sostanzia il senso comune non è privo di contraddizioni, per fortuna. Pensiamo ai proverbi: per ogni situazione ne troveremo uno che ci spinge da una parte, e un altro che ci indica la direzione opposta. Insomma: l’unione fa la forza, o chi fa da sé fa per tre? Dipende dal contesto, dalla situazione. Appunto. Quindi, lo scopo di questa conoscenza è sia di aiutare a dare un senso alla vita sociale, sia generare discussioni dialettiche che smontino i modelli interpretativi per rimontarli arricchiti di un nuovo senso.
La vita quotidiana ci pone ogni giorno davanti a delle scelte da compiere, richieste da esaudire, bisogni da soddisfare. Le forme di conoscenza elaborate dalla società ci aiutano a vivere la vita quotidiana; a identificare ciò che è rilevante all’interno di una comunità, e ognuno di noi ha bisogno della comunità per vivere.