La psicologia oncologica e le dimensioni psicosociali del cancro

Ogni anno in Italia si diagnosticano 377.000 casi di tumore. Più di 1.000 al giorno.
Le prospettive di vita cambiano in base al tumore da affrontare, e i percorsi di guarigione sono disseminati di incertezze e cambiamenti. La diagnosi di una neoplasia è una deflagrazione che investe: paziente, familiari, personale medico e oncologico. Sebbene siamo sempre più a conoscenza dei cambiamenti fisici a cui le persone vanno incontro, cosa sappiamo della loro sofferenza psicologica? Vediamo cos’è la psicologia oncologica, e come è in grado di migliorare la qualità della vita delle persone affette da cancro.
Cos’è la psicologia oncologica o Psico-oncologia
I primi cambiamenti affrontati da una persona malata di cancro riguardano il proprio corpo: non è più lo stesso e non sappiamo come reagirà alle cure. In secondo luogo subentrano le relazioni con l’altro: personale medico, familiari, amici e colleghi. Per di più, ad accompagnare il percorso di guarigione ci sono delle domande ricorrenti: qual è il senso della sofferenza? Quale significato dare alla malattia? La persona malata di cancro avrà bisogno di aiuto, affinché la sofferenza psicosociale non sfoci nello sviluppo di psicopatologie. Gli strumenti per prevenire e affrontare questi disturbi ce li fornisce la psiconcologia.
La psicologia oncologica affronta da una parte l’impatto della malattia sugli aspetti psicologici, comportamentali e sociali del paziente; dall’altra, il peso di questi fattori nella diagnosi e nella cura dei tumori. Dunque, l’individuo non è considerato solo da un punto di vista oncologico e chirurgico, bensì anche da un punto vista sociale: è una persona, con una famiglia, in una comunità, con dei valori, delle credenze.
Quando è necessaria la psiconcologia e quali sono i suoi obiettivi
Le fasi del trattamento di un paziente comprendono: diagnosi, prognosi e risposta alle terapie. Le figure coinvolte nel percorso di guarigione valutano le risposte psicologiche e sociali che il paziente mette in atto per affrontare la malattia. Quando compaiono sintomi di sofferenza psicologica, occorre valutare quanto questi interferiscano sulla qualità della vita della persona, quindi misurarne:
- le caratteristiche
- la durata
- l’intensità.
Il supporto psicologico abbraccia l’intero periodo che va dalla diagnosi alla guarigione, o all’eventuale sospensione delle terapie. Gli interventi sono mirati: ci sono quelli per la persona malata, e quelli per i familiari. L’obiettivo comune è di contenere la sofferenza psicologica e correggere quei comportamenti devianti che pregiudicano le condizioni psicofisiche (primi fra tutti l’alcolismo e il tabagismo). La psiconcologia è provvidenziale quando la propria capacità di adattamento non riesce a contenere le reazioni cognitive, emotive e comportamentali. Quando la persona non è più in grado di gestire certe situazioni, osserviamo l’insorgere di diversi disturbi psicopatologici:
- Disturbi dell’adattamento. Comuni soprattutto tra i pazienti, pregiudicano il funzionamento psicofisico della persona, quindi il suo adattamento alla malattia. I sintomi con cui si manifestano sono caratterizzati da reazioni aggressive, d’ansia o depressive.
- Disturbi d’ansia. Paure, tachicardia, sudorazione sono alcuni dei sintomi con cui si manifestano questi disturbi. Rientra in questa categoria la Sindrome di nausea e vomito anticipatorio (SNVA): in genere i pazienti sperimentano questi sintomi dopo i cicli chemioterapia, senonché durante il percorso di guarigione iniziano a farne esperienza anche prima.
- Disturbi depressivi. In questo ambito bisogna ponderare tra i criteri somatici (per esempio la sensazione di debolezza, la perdita di peso e di appetito) e i criteri affettivi (per esempio l’incapacità di provare piacere verso ciò che lo procura, come il sesso e il cibo). Trattare questi disturbi richiede un intervento psichiatrico mirato, per disinnescare l’insorgere di una depressione maggiore e il rischio di suicidio.
- Disturbi della sessualità. La mancanza del desiderio, dell’orgasmo, i disturbi dell’erezione o dell’eiaculazione sono più comuni di quanto si pensi. Per evitare che il loro cronicizzarsi pregiudichi la qualità della vita, vanno affrontati con dei percorsi di psicoterapia o terapia sessuologica.
- Disturbi psichiatrici. Siamo nell’area di pertinenza del sistema nervoso centrale: stati confusionali, disorientamento e agitazione psicomotoria. I segnali di questi disturbi sono le fluttuazioni dell’attenzione, la sonnolenza diurna e l’insonnia notturna.
- Disturbi psicotici. Quando nella storia del paziente riscontriamo un vissuto caratterizzato da sofferenza psicologica, questo potrebbe riemergere attraverso disturbi affettivi (come il bipolarismo o la sindrome maniaco-depressiva) o dello spettro schizofrenico (cioè quei comportamenti singolari associabili a una perdita di contatto con la realtà).
Percorsi clinici a confronto: per i pazienti, per i familiari, individuali e di gruppo
Adottare le giuste strategie comportamentali significa riconoscere i pensieri disfunzionali e disinnescarli. In nostro soccorso abbiamo le tecniche di rilassamento e l’adozione di uno stile di vita salutare. Questi accorgimenti valgono tanto per i pazienti, quanto per i loro familiari. Sia gli uni sia gli altri, infatti, dovranno apprendere o potenziare le abilità utili a:
- contenere le tensioni emotive
- accettare la malattia nella propria vita
- concedersi emozioni positive
- evitare i comportamenti disfunzionali.
Il percorso terapeutico può avvenire sia in modo individuale, sia di gruppo. Nel secondo caso, i gruppi sono omogenei per quanto riguarda la patologia e la prognosi. Inoltre, i momenti di condivisione durante gli incontri permettono di confrontarsi sui vissuti emotivi, le difficoltà interpersonali e le strategie impiegate per superarle.
Studi e buone pratiche per adottare le strategie di adattamento
Una disamina accurata sull’incidenza dei tumori sulla qualità della vita ce la fornisce I numeri del cancro in Italia 2021: una pubblicazione aggiornata, curata dai gruppi di lavoro di AIOM, Registri Tumori Italiani, SIAPEC-IAP, Fondazione AIOM, ONS, PASSI e PASSI d’Argento. Invece, per approfondire le buone pratiche in materia di psicologia oncologica, rimandiamo alla seconda edizione delle linee guida divulgate dalla Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO): Standard, opzioni e raccomandazioni per una buona pratica psico-oncologica.
Sebbene le probabilità di superare un tumore siano in aumento, cresce di pari passo anche la percentuale di chi affronta questa malattia. I disturbi che abbiamo affrontato non colpiscono solo i pazienti, ma anche le persone a loro vicine. Intraprendere un percorso di psicoterapia è un’opportunità per elaborare le proprie emozioni e apprendere le giuste strategie di coping.