I fattori di rischio dei disturbi alimentari

I disturbi dell’alimentazione sono fra le malattie psichiatriche con il più alto tasso di mortalità. Purtroppo siamo adusi nel sentir parlare di anoressia o di bulimia nervosa, ma i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione vanno ben oltre queste due patologie. A completare il quadro clinico del nostro Paese, registriamo la comparsa di questi disturbi in un’età sempre più precoce. Dunque, parliamo di una seria minaccia per la salute non solo di adulti e adolescenti, ma anche della popolazione preadolescenziale. Vediamo quali sono i disturbi alimentari e quali segnali ci indicano la loro comparsa.
Anoressia e bulimia nervosa, ma non solo: quali sono i disturbi alimentari?
Il Manuale statistico diagnostico dei disturbi mentali (DSM-5, Diagnostic and Statistical Manual of Menthal Disorders) elenca 8 tipi di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Ne diamo una sintetica disamina, per capire di cosa parliamo:
- Una persona affetta da picacismo riesce a ingerire alimenti non nutritivi per lunghi periodi. Riconosciamo questo disturbo quando la persona ha bisogno di essere ricoverata per un’ostruzione intestinale, un avvelenamento da piombo o un’infestazione parassitaria.
- Disturbo di ruminazione. Il cibo ingerito viene rigurgitato in modo volontario. Questo disturbo interessa gli adulti così come i neonati; si manifesta con regolarità anche senza i sintomi di nausea e vomito.
- Disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo. Il timore di vivere un’esperienza come la nausea o il vomito porta a limitare l’assunzione di alimenti, fino a perdere interesse per il cibo.
- Anoressia nervosa. La costante ricerca della magrezza spinge la persona al vomito autoindotto per compensare eventuali attacchi di fame.
- Bulimia nervosa. La persona compensa le abbuffate di cibo con il ricorso a diuretici, lassativi, digiuni, attività fisica eccessiva e vomito autoindotto.
- Disturbo da alimentazione incontrollata. Gli episodi di binge-eating consistono negli attacchi di fame. Queste abbuffate si svolgono in tempi rapidissimi, chi ne fa esperienza li vive con dei sensi di colpa che possono portare alla depressione.
Le patologie viste finora sono riscontrabili, ma non distintive, di altre due categorie più indefinite:
- Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione.
- Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione senza altra specificazione.
Disturbi sempre più precoci che minano l’età dello sviluppo
Negli ultimi anni l’anoressia e la bulimia si sono manifestate in persone sempre più giovani. L’esordio precoce di un disturbo alimentare ha più probabilità di arrecare dei danni permanenti all’apparato scheletrico, endocrino, al sistema nervoso centrale, e a tutti quei tessuti in fase di sviluppo.
Se osserviamo la distribuzione delle varie patologie, la popolazione femminile ha più probabilità di soffrire di anoressia o bulimia nervosa. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, per quanto riguarda l’anoressia nervosa: su una popolazione di 100.000 persone le donne a rischio sono 8, gli uomini oscillano tra lo 0,2 e l’1,4). La stessa tendenza si ritrova nei dati sulla bulimia nervosa: la popolazione femminile registra 12 casi ogni 100.000 persone, quella maschile 0,8.
Un altro dato da registrare è l’esordio sempre più precoce della fascia di età in cui si manifestano queste patologie. In Italia i sintomi per l’anoressia e la bulimia nervosa compaiono già tra i 15-19 anni.
Fattori di rischio: dove nascono i disturbi dell’alimentazione
Quando affrontiamo i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione non parliamo di cause dirette specifiche, piuttosto facciamo riferimento ai fattori di rischio. Si tratta di quelle condizioni che sfruttano la vulnerabilità della persona e facilitano l’insorgere di un disturbo. Queste condizioni sono in genere di natura genetica, familiare e sociale (Rapporto ISTISAN 13/6):
- Fattori di rischio generali e sociali. Sono legati a: genere, etnia, livello culturale e status economico. Nella cultura occidentale l’ideale della bellezza è ancora legato alla magrezza; c’è una forte pressione culturale che spinge a preoccuparsi del proprio peso, a seguire diete, e in generale a essere insoddisfatti del proprio corpo.
- Fattori di rischio familiari. Riguardano i nuclei familiari in cui l’interazione è problematica; ci sono delle persone che fanno abuso di sostanze o soffrono di ansia o depressione.
- Fattori di rischio legati allo sviluppo. Si tratta dei casi in cui nella storia del paziente sono presenti obesità infantile, picacismo o disturbi alimentari restrittivi.
- Fattori di rischio traumatici. Come per molti disturbi psichiatrici, l’aver sperimentato eventi traumatici aumenta la probabilità di soffrire di un disturbo dell’alimentazione.
- Fattori di rischio psicologici e comportamentali. Rientrano in questa categoria la depressione nella media adolescenza, la mancanza di autostima e la tendenza al perfezionismo.
- Fattori di rischio biologici. In quest’area rientrano sia i fattori genetici, sia l’esposizione a un ambiente stressante, obesogeno (cioè con un’alta disponibilità di cibo ricco di grassi) e una cattiva alimentazione.
Quali sono le conseguenze dei disturbi alimentari
Un disturbo dell’alimentazione che diventa una condizione permanente non solo pregiudica la saluta fisica della persona, ma sabota il corretto funzionamento degli organi fino a minacciare la vita stessa. Se confrontiamo due persone che abbiano la stessa età e appartengano allo stesso genere, quella malata di anoressia avrà un rischio di mortalità fino a 10 volte superiore rispetto alla persona sana.
Come superare un disturbo alimentare con l’aiuto della psicoterapia
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono delle patologie complesse, che si insinuano tra le persone in sottopeso, normopeso e sovrappeso. La diagnosi precoce del loro trattamento scongiurerà una degenerazione inarrestabile della patologia. Il percorso di guarigione coinvolgerà vari specialisti del settore, dallo psicologo alimentare, fino ai nutrizionisti e gli psichiatri. La consulenza di uno psicoterapeuta e la terapia di gruppo sono uno dei momenti imprescindibili per rendere la persona consapevole del pericolo che sta correndo, e tornare a prendersi cura di sé stessa.