Gioco d’azzardo e ludopatia: quando il gioco si prende gioco

“Giocando perdiamo tempo e denaro − le due cose più preziose nella vita di un uomo.”
Owen Feltham, 1623.
Come può il gioco d’azzardo sconvolgere la vita delle persone al punto tale da portarle, in molti casi, a perdere quasi ogni cosa? Per affrontare l’argomento in tutta la sua complessità proveremo a suddividerlo in alcune domande-chiave.
Innanzitutto, cos’è la ludopatia?
È un comportamento gravemente disfunzionale e/o psicopatologico che porta una persona ad essere dipendente dal gioco d’azzardo. In Italia le ludopatie si riscontrano soprattutto tra giocatori di videopoker, slot machines, giochi di carte, scommesse sportive, ma anche dei più – apparentemente – innocui lotterie o gratta e vinci. La facilità di accesso ai giochi tramite i portali online, inoltre, contribuisce enormemente alla loro diffusione.
Quali possono essere le conseguenze della ludopatia?
La persona che ne è affetta può ritrovarsi in relativamente poco tempo senza più nulla in mano. Inoltre, quasi sempre le conseguenze più drastiche sono quelle lavorative, affettive, sulla vita sociale e familiare. La ludopatia è trasversale rispetto agli strati sociali: non pochi personaggi dello spettacolo hanno sperperato i loro averi giocando d’azzardo. Tutti nelle loro dichiarazioni pubbliche hanno riconosciuto che il gioco d’azzardo non è che una grossa, enorme perdita di denaro. Alcuni hanno perso gli affetti, altri hanno dovuto chiedere denaro agli amici o a chi presta ad usura. Altri ancora, travolti dalla disperazione, hanno tentato il suicidio.
Quali sono le categorie più soggette in Italia?
Secondo un sondaggio ISTAT del 2017 i giocatori “ricreativi”, cioè che non presentano alcun segnale di allarme, oscillano tra il 29,5% e il 39,7%. I giocatori problematici, invece, sono compresi in percentuali che oscillano tra lo 0,9% e l’1,4%. Le categorie dei consumatori più vulnerabili sono quelle composte da uomini (2,7%), mentre l’incidenza tra le donne è significativamente più bassa (tra l’1,1% e il 2,2%). La fascia d’età più fragile è quella dei 55-75 anni (gli anziani), seguita da quella dei 45-54 anni. Inoltre, è curioso notare che la fascia dei giocatori più a rischio comprende individui con uno status sociale medio-basso (intorno al 4%), seguiti da una minoranza appartenente ad uno status sociale elevato (0,9%).
Perché una persona inizia a giocare d’azzardo?
Il motivo principale è l’insoddisfazione esistenziale. Una persona infelice della sua vita va alla ricerca di qualcosa in più, in questo caso della fortuna. La vita quotidiana delle persone che soffrono di ludopatia è molto spesso intrisa di razionalità e di buon senso, di assenza di rischio psicologico, di stabilità per alcuni aspetti “falsa”. In altre parole: è una vita in cui manca il gioco e, paradossalmente, è proprio la pratica dell’azzardo a coprire le emozioni e i sentimenti di insoddisfazione sulla propria esistenza. Dal momento che il gioco è un fattore essenziale dell’esistenza, la sua assenza nella quotidianità ne determina l’emergenza esplosiva, incontrollabile e in modalità autolesionista. Altro fattore importante è lo stress che può insorgere, ad esempio, a causa di un divorzio o di un licenziamento. Si passa dalla fase iniziale di divertimento, di passatempo, ad una ricerca ossessiva della vincita. Il giocatore patologico ha un continuo bisogno di giocare e se non lo fa è irrequieto ed ansioso, come in astinenza da droga. Questa modalità rivela il carattere di dipendenza senza sostanza che è propria del gioco d’azzardo. Più il gioco diventa ossessionante, più alte sono le somme di denaro investite, fino all’indebitamento.
Ci sono alcuni più predisposti di altri?
I più predisposti possono essere coloro che hanno un familiare dipendente da droghe o dal gioco: per loro il gioco diventa un regolatore emotivo, quasi un antidepressivo. Oppure coloro che soffrono di problemi psicologici o psichiatrici: si può diventare ludopatici anche a causa di fattori precedenti come i due sopracitati.
Si può guarire?
Sì. Nei casi meno preoccupanti è la persona stessa che si accorge del proprio problema riuscendo a rimediare prima che sia troppo tardi. Nei casi più gravi, invece, bisogna ricorrere all’aiuto di uno psicologo oppure a centri per la cura dal gioco d’azzardo. La ludopatia è diagnosticabile e curabile attraverso un’adeguata psicoterapia e, dunque, il colloquio, l’analisi interiore, il confronto e la relazione, per modificare i processi cognitivi ed emotivi dai quali dipende l’impulso irrefrenabile a giocare d’azzardo. Inizialmente è indispensabile il rapporto uno a uno in ambulatorio con uno psicologo psicoterapeuta. In alcuni casi il paziente può essere inserito in gruppi con altre persone affette da ludopatia, utili per il confronto e il rafforzamento della motivazione. In altre circostanze ancora, quando la situazione di partenza è già molto grave, è necessario avviare una cura presso specifiche comunità terapeutiche. Più è bassa la motivazione del paziente, più la terapia sarà lunga. Possono essere somministrate anche delle cure farmacologiche, ma non sono sufficienti a curare del tutto il paziente, bensì ad attenuare momentaneamente l’impulso.