I genitori e l’omosessualità dei figli

“Papà, mamma, sono omosessuale”.
La rivelazione della propria sessualità da parte di un figlio o una figlia ai propri genitori è una tappa molto importante nella vita familiare. Di solito, per un figlio confidarsi con i propri cari su questo argomento è estremamente complicato. Quasi sempre richiede un grande coraggio e la forza di affrontare le proprie paure: “E ora come la prenderanno? Mi ameranno ancora?”
Difficilmente un genitore eterosessuale, quando nasce un figlio, immagina che potrà avere un orientamento sessuale differente dal suo. Questo può portare a diversi tipi di reazioni. Tra tutte, quella più comune è lo shock emotivo, seguito dal rifiuto e dalla rabbia. Nella maggior parte dei casi, tale reazione evolve normalmente verso la tristezza fino all’accettazione. Alcuni genitori assumono su di sé le “colpe” dell’omosessualità del proprio figlio e cercano soluzioni per affrontare la situazione. Non è purtroppo infrequente, soprattutto quando il figlio è adolescente, che alcuni genitori impongano al figlio percorsi pseudo psicologici che mirano a modificarne l’orientamento. Una minoranza di genitori, invece, accetta con empatia e disponibilità, accogliendo le difficoltà del figlio a parlare con loro della sua sessualità.
Percorso di accettazione: prima il figlio e poi il genitore
Dopo aver scoperto di essere omosessuale, in genere una persona inizia un percorso di esplorazione di sé stessa e della sua sessualità. Le persone con maggiore fragilità personale o ambientale vivono il cammino di scoperta di sé come insormontabile e difficilissimo. Una via di uscita però esiste e la si può trovare in un fattore: la comunicazione.
Parlarne con qualcuno può essere l’antidoto giusto: un genitore, un amico, un compagno di classe. Qualcuno che sia in grado di accettarti per quello che sei.
La situazione per quanto riguarda i genitori è molto simile. Anche loro, appresa la notizia, dovranno iniziare un cammino di accoglienza e di accettazione non solo del figlio ma anche di sé stessi. Come farlo?
Le vie della comunicazione
Si può agire in almeno due modi differenti:
- Confronto con uno psicoterapeuta (psicologo specializzato in psicoterapia, gay counselor, ecc.): se i genitori non sanno come affrontare da soli la situazione, un percorso con uno specialista può essere d’aiuto. In particolare, può chiarire dei dubbi che possono esserci:
– sull’omosessualità in generale: lo psicoterapeuta aiuta i genitori e anche il figlio a scoprire un mondo che per loro potevo essere sconosciuto prima della rivelazione;
– sulle responsabilità: uno psicoterapeuta può aiutare i genitori a chiarire che è del tutto fuorviante parlare di “colpe”. L’omosessualità di un figlio prescinde dall’educazione ricevuta o da presunti “errori” genitoriali. Al contrario, la diversità è una ricchezza per gli esseri umani. La possibilità che un figlio, pur con difficoltà, riesca a comunicare il proprio orientamento ai suoi cari è, in realtà, prova di una genitorialità adeguata e “sufficientemente buona”.
– sulla ricostruzione o il miglioramento del rapporto coi genitori stessi: non tutti abbiamo lo stesso carattere. Le reazioni che un genitore può avere sono molteplici. In alcuni casi, possono portare ad una rottura dei rapporti o a fratture nelle relazioni. Questo apre inevitabilmente la strada a dolore, risentimento e vergogna.
- Confronto genitori-figlio: è molto importante per un genitore confrontarsi con il proprio figlio, rassicurandolo. Essenziale è fargli capire che si sta dalla sua parte. Ringraziarlo per essersi confidato, assicurare che si è compreso che non deve essere stato semplice. Fargli domande, documentarsi, assicurare il proprio affetto, dichiarare il proprio volergli bene. È molto importante evitare frasi che possano urtare la sua sensibilità. Assumere un atteggiamento positivo, consentendogli così di aprirsi senza timore di essere giudicato.
Parlarne anche con uno psicologo può essere utile. Essere omosessuali non è altro che una normale condizione umana.