Fame nervosa negli adolescenti. Quali sono le cause primarie?

Ricorrere al cibo per rispondere a un’emozione.
Non è fame, non è un bisogno nutrizionale, bensì un meccanismo di difesa. Osserviamo questa pratica sia negli adulti, sia negli adolescenti. Le cause vanno ricercate nel vissuto della persona a partire dalla sua infanzia.
Pensiamo ai comportamenti di nostro figlio, o di nostra figlia, e proviamo rispondere a queste domande: mangia al di fuori dell’orario dei pasti, a parte l’ora della merenda?
Cerca qualcosa da sgranocchiare appena ne ha l’occasione?
Pensiamo che la sua sovralimentazione sia scaturita da qualcosa che richiede il nostro intervento?
Le fonti di stress avranno delle ricadute sul benessere psicofisico dell’adolescente
Un ambiente domestico non rassicurante, assistere ad atti di violenza, subire dei traumi o privazioni materiali sono fattori che incidono sulla psiche delle persone. Soprattutto coloro che vivono in condizioni di povertà non avranno alcun filtro tra loro e l’esposizione alla violenza, alla scarsità di cibo o di altre risorse. Le fonti di stress produrranno effetti sugli aspetti neurobiologici (riguardano il sistema nervoso), cognitivi (si riferiscono ai programmi mentali profondi), socio-emotivi (riguardano le interazioni comunicative), comportamentali e sul benessere fisico. Più grandi saranno i livelli di stress sostenuti durante l’infanzia, maggiori saranno le probabilità di mangiare in assenza di fame.
È l’insieme di fattori biologici, fisiologici e ambientali a creare i presupposti per un disturbo alimentare
Ci riferiamo agli elementi ambientali quando parliamo di un trauma importante, un abuso infantile, la pressione culturale da parte dei coetanei. Questi elementi possono portare a una percezione distorta del proprio corpo e del proprio peso. Parliamo di fattori psicologici, invece, quando subentrano dei pensieri negativi sul corpo e sull’autostima. Questi sfociano nel disturbo alimentare come tentativo di mantenere il controllo della propria vita. Infine, a caratterizzare i fattori biologici è uno squilibrio tra funzione ormonale, fattori genetici e un’alimentazione insufficiente.
Quali emozioni e comportamenti dobbiamo tenere sott’occhio
Possiamo associare i disturbi alimentari a un ventaglio di segnali emotivi e comportamentali. Facciamo attenzione se i nostri figli vanno alla ricerca di cibo quando provano noia, insicurezza, rabbia, depressione, solitudine, gioia, stress, fatica, frustrazione o risentimento. Notiamo come lo spettro di queste emozioni sia ampio, con alcune molto vicine tra di loro, a dispetto di altre molto distanti. Anche il panorama dei comportamenti ha una distribuzione variegata. Quelli a cui prestare attenzione sono: il rifiuto di mangiare; l’ossessione per l’aspetto estetico; la ricerca e l’accumulo di cibo; l’eccesso di attività fisica; il rallentamento della crescita; un flusso mestruale abnorme; il diradamento dei capelli; le reazioni ansiogene davanti all’offerta di cibo; mangiare in eccesso o inventare scuse per non mangiare affatto.
L’abbuffata come meccanismo di difesa genera un immediato senso di colpa
È frequente vedere un adolescente diventare suscettibile dopo una lite con gli amici, o quando a scuola si avvicendano le prove di verifica una dietro l’altra. È probabile che abbia degli inconsapevoli attacchi di fame, che avranno lo scopo di lenire le emozioni dolorose che non riesce a gestire in quel momento. In una circostanza simile, l’abbuffata non solo aggraverà i suoi problemi di peso, ma lo farà sentire in colpa, o gli farà provare vergogna.
Consigli per i genitori: cosa incoraggiare e cosa no.
Fin dalla nascita il neonato apprende che se piange o è irritato riceverà del cibo per calmarsi. Lo stesso accade quando è più grande ed è circondato da amici o parenti: riceverà del cibo come gesto di amore e attenzione. Questa abitudine si ripercuote durante la crescita e arriva fino all’età adulta. Contribuiamo all’obesità del bambino senza rendersene conto.
Troviamo altri modi per premiare i successi dei nostri figli, o per consolarli nei momenti difficili.
Ricordiamoci di elogiarli quando ottengono dei risultati positivi, non diamolo mai per scontato. Rimarcare la nostra approvazione migliorerà la loro autostima e li aiuterà a rimanere motivati nel prendere le giuste decisioni. Se i loro sforzi per perdere peso non danno risultati tangibili, valorizziamo quello che di buono stanno facendo per provarci. Incoraggiamoli a muoversi e a rimanere in carreggiata quando vorrebbero concedersi del cibo spazzatura. Ascoltiamoli e offriamo loro il nostro supporto. Essere genitore significa pesare le parole che si usano. Stare lì a pungolarli o a metterli in imbarazzo è una strategia controproducente. Se vogliamo che ottengano risultati duraturi dovremo spendere parole positive.
La fame nervosa può assumere le forme della bulimia o dell’anoressia nervosa
I bambini che soffrono di anoressia nervosa hanno il terrore di prendere peso, questo disturbo è accompagnato anche da quello dell’ansia. Per quanto riguarda la bulimia nervosa, invece, i bambini mangiano oltremisura e il loro sovrappeso può diventare obesità. Le persone che soffrono di bulimia nervosa potrebbero anche soffrire di un disturbo mentale come la rabbia, la tristezza o la depressione.
Se notiamo che i nostri figli rifiutano gli alimenti necessari al loro fabbisogno, se adottano dei comportamenti sospetti nei confronti del cibo è fondamentale parlarci, cercare di capire quali sono i loro problemi e rassicurarli.
In una fase delicata come quella della crescita, l’aiuto di uno psicologo può offrire un supporto tempestivo per capire quali problemi turbano i nostri figli, aiutarli nella loro crescita, e fornire un punto di sostegno ai genitori.