Doomscrolling: cos’è e come agisce sulla nostra mente

Doomscrolling e doomsurfing: quando l’attenzione cade nella rete
Cominciamo la giornata controllando le notizie sul telefono. Di tanto in tanto torniamo a dare loro un’occhiata dal computer. Solo per 5 minuti, che diventano 10, poi superano i 30. Momenti che iniziano per essere brevi, ma a fine giornata assommano ore. E il nostro stato d’animo? In ansia. Non c’è niente di male nel voler rimanere informati, ma se ogni giorno spendiamo ore a leggere notizie allarmanti, allora stiamo facendo doomscrolling. Vediamo di cosa si tratta e perché danneggia la nostra salute mentale.
Il doomscrolling consiste nel passare molto tempo online in cerca di notizie negative, a prescindere dalla loro utilità. La parola inglese è composta dai sostantivi doom (‘sventura’) e scrolling (‘scorrimento’). Doomsurfing non è altro che un suo sinonimo ricavato dal verbo sostantivato surfing (‘navigare’), infatti traduciamo l’espressione surf the net con ‘navigare in internet’.
È facile perdere la cognizione del tempo mentre rimbalziamo da una pagina all’altra, si tratta di un fenomeno che le persone in rete sperimentano da tempo. Doomscrolling fa la sua comparsa su Twitter nel 2018; su Instagram l’hashtag viaggia verso le 6.000 occorrenze. Infine, YouTube ospita video che ne spiegano il significato, forniscono degli esempi e suggeriscono delle strategie su come uscire dal flusso ininterrotto di cattive notizie. Resta da chiedersi perché sia così comune farsi ipnotizzare dal doomscrolling.
Confermare le proprie paure: una trappola per le persone ansiose
La ricerca del pericolo è insita nel nostro DNA: cerchiamo eventuali fonti di minacce per prepararci ad affrontarle. Il desiderio di informarsi di fronte a un problema è un comportamento responsabile. Tuttavia, quando la ricerca di informazioni diventa prolungata, senza aggiungere nulla a quanto sapevamo in precedenza, allora stiamo mettendo in atto un comportamento malsano. Le persone ansiose sono quelle più esposte a cadere in questo circolo vizioso. Infatti, l’ansia spinge a prestare maggiore attenzione alle informazioni allarmanti, in linea con la propria percezione distorta della realtà. Il meccanismo si innesca così:
- i titoli sensazionalistici catturano l’attenzione
- le notizie confermano i propri pregiudizi su un pericolo imminente
- la persona risponde all’ansia con un bisogno crescente di informarsi
- la ricerca delle notizie si limita a quelle che confermano le proprie paure
È auspicabile raccogliere dalla rete un kit pratico di conoscenze e rimedi per affrontare certe situazioni. Però facciamo attenzione a non voler padroneggiare un certo argomento nella sua completezza. Piuttosto, esercitiamoci a sostenere l’incertezza: se ci sentiamo in pericolo, accettiamo di affrontare quella situazione senza pretendere di saperne tutto fino in fondo.
Un eccessivo consumo mediatico nuoce alla nostra salute mentale
Passare ore e ore a leggere notizie non rassicuranti porta le persone a vivere un esagerato senso di pericolo e di vulnerabilità. Questo vale soprattutto per chi abbia vissuto un trauma, e che dopo di esso non metta un freno all’acquisizione di informazioni su quell’evento. Queste persone saranno più esposte al rischio di soffrire di disturbi da stress post traumatico, del sonno, di ansia e depressione.
Buone pratiche per sopravvivere al Doomscrolling
Se abbiamo paura di cadere anche noi nella trappola del doomscrolling, ecco alcuni accorgimenti da seguire per non passare troppe ore davanti a uno schermo:
- misuriamo il tempo che dedichiamo alla lettura delle notizie o ai social media: per esempio facendo partire un conto alla rovescia;
- stabiliamo un orario e un tempo preciso da dedicare alla fruizione delle notizie. Per esempio: non controlliamo il telefono prima di aver fatto colazione o prima di andare a dormire; e non superiamo i 20 minuti per questa attività;
- facciamo altro piuttosto che dare un’occhiata al telefono: leggiamo un libro cartaceo, alziamoci dalla scrivania e facciamo due passi, guardiamo dalla finestra se c’è un bel paesaggio;
- mettiamo il telefono in una stanza diversa da quella in cui lavoriamo;
- usiamo una sveglia vera e propria al posto del telefono, così da tenerlo spento durante la notte;
- manteniamo nella prima schermata solo le app necessarie;
- spostiamo nella terza o quarta schermata le app che ci distraggono, questo ci richiederà uno sforzo maggiore per cercarle;
- raggruppiamo le app dei social in una cartella, così saranno tutte lì. Per farlo basta trascinarne una sull’altra;
- Instagram viene in nostro soccorso con la funzione La tua attività. Andiamo nel nostro profilo, facciamo tap (‘tocchiamo’) sulle tre lineette in alto a destra, andiamo su La tua attività. Da qui possiamo mettere in pausa tutte le notifiche; oppure impostare un promemoria giornaliero sull’uso quotidiano: raggiunto il tempo massimo, una notifica ci avviserà quando l’avremo esaurito (potremo sempre aumentarlo o ridurlo);
- nei dispositivi Apple andiamo su Impostazioni, Tempo di utilizzo e da lì modifichiamo le limitazioni come: Pausa di utilizzo, Limitazioni app, Limitazioni comunicazione e Sempre consentite;
- nei dispositivi Android c’è un app che si chiama Benessere digitale e Controllo genitori. Da qui è molto facile mettere in pausa le singole app, accedere alle funzioni: Modalità Riposo, Niente distrazioni, Non disturbare e Modalità Shhh;
- un’app non presente tra quelle predefinite dei nostri smartphone è Forest: Rimani concentrato. Funziona così: scegliamo una pianta, o un albero, e un tempo dai 10 ai 120 minuti. Una volta premuto invio il nostro seme comincerà germogliare, a patto di non sbloccare il telefono. Se rispetteremo il tempo stabilito all’inizio, la pianta farà parte del nostro bosco, altrimenti si seccherà. Lo scopo è chiaro: sfidare la persona ad accettare l’attesa, di conseguenza a lavorare con meno distrazioni.
Ogni epoca è segnata da incertezze. La nostra in particolare sta facendo i conti con una pandemia, le cure per affrontarla, il cambiamento climatico e le tensioni politiche globali. Per non parlare degli imprevisti che la vita ordinaria ci pone davanti. Ovunque ci voltiamo abbiamo più domande che risposte. È naturale cercare di informarsi per riempire questo vuoto, purché avvenga in modo sano.
Se il tempo che passi online non fa che aumentare le tue ansie, o disturbare la qualità del tuo sonno, considera l’aiuto di uno psicoterapeuta. La consulenza di uno specialista ti aiuterà a gestire le tue emozioni e a fare un uso più consapevole del tuo tempo.