Cos’è la Dipendenza da smartphone e quando è necessario lo psicologo?

La dipendenza da cellulare, di cui abbiamo già parlato, sta dilagando sempre di più. Conosciuta anche con il termine “nomofobia”, dall’inglese “no-mobile-phone-phobia”, sta provocando diversi disagi e, tra questi, quello sicuramente più diffuso è di alimentare l’ansia, che è già uno dei problemi più pervasivi del nostro tempo.
Raramente ci accorgiamo dell’ansia da cellulare, perché ha a che fare con gesti ormai abituali e quotidiani. Per questo motivo, diventa “invisibile” e contribuisce a far sembrare corretto un uso del cellulare che, in realtà, sta diventando sempre di più una vera e propria dipendenza.
Quante scuse abbiamo per usare lo smartphone?
Proviamo ad elencare qualcuna:
– scaricare le email o i messaggi di lavoro
– controllare il conto in banca
– rispondere a quel vecchio amico che non si vede da tempo
– fare una foto
– fare un video
– ascoltare una canzone
– ricercare un’informazione
– trovare un indirizzo
– rilassarsi la sera con qualche gioco
– leggere le notizie
– evitare di annoiarsi in fila alla posta o alla fermata dell’autobus…
Ci sono tanti motivi per usare lo smartphone: quelli elencati sono semplicemente i più comuni, ma ciò che è innegabile è che lo smartphone ha trasformato radicalmente le nostre vite, offrendoci le sue possibilità in centinaia di casi in cui è utilissimo.
In altrettanti casi però lo smartphone da utile diventa superfluo, per non dire dannoso, aggiungendo alla lista delle cose che riteniamo importanti, attività che invece sono più che altro un riempitivo di un vuoto.
Il vuoto – la noia, l’attesa, lo spazio e il tempo tra un evento e l’altro, tra un impegno e un altro – è un altro grande tabù del nostro tempo. Facciamo di tutto per evitarlo e per scongiurarlo, salvo poi lamentarci continuamente di “non avere più tempo”. Col risultato però che quando inaspettatamente del tempo si libera, dobbiamo automaticamente riempire anche quello, con la prima cosa che abbiamo a disposizione: l’inseparabile smartphone.
Chi ha bisogno di controllare se l’ultimo post sui social ha ricevuto altre notifiche ogni 5 minuti?
Chi ha bisogno di portare sempre in tasca l’ultimo videogioco al quale stiamo giocando e controllarlo in ogni pausa?
Chi ha bisogno di scattare foto ad ogni singolo momento della giornata, privandosi spesso dell’esperienza diretta delle cose?
La gratificazione immediata
La principale attrattiva degli smartphone è il fatto che le app offrono gratificazioni immediate: vedere una notifica apparire e poi scomparire quando l’abbiamo controllata dà al cervello un senso di soddisfazione. Una soddisfazione che le tante app a nostra disposizione possono darci molto facilmente: micro-dosi di facile gratificazione continue e costanti che alla lunga ci rendono dipendenti.
Allo stesso modo, diventiamo dipendenti dalla connessione stessa: il fatto di avere il mondo in tasca dà una sensazione mai provata prima nella storia dell’uomo. Tutta la conoscenza, tutte le persone con cui parlare virtualmente a disposizione in una mano e tutto in un piccolo dispositivo.
Cosa accadrebbe se dovessimo separarci dall’amato telefonino intelligente per un giorno?
Il nostro cervello, esattamente come accade nelle dipendenze, va in tilt alla sola idea: come farò con il lavoro? Come farò con gli amici? Come farò con la famiglia? E se mi serve un indirizzo? E se ho bisogno di un’informazione? E se mi troverò in un momento in cui dovrò scattare una foto?
Se questa “paura di perdere qualcosa” diventa un vero e proprio stato ansioso ogni volta che ci si trovi lontani dal proprio smartphone, senza batteria o senza segnale, diventando nervosi ed irritabili, allora siamo davanti ad un problema.
Controllare le notifiche e le app spasmodicamente, trovare scuse per usare lo smartphone anche quando si è con amici o in famiglia, metterlo sul tavolo ogni volta che si è al bar o al ristorante, svegliarsi durante la notte per controllare il telefono, addormentarsi con il telefono in mano e controllarlo come prima cosa appena apriamo gli occhi, sono tutti segnali da non sottovalutare.
Sappiamo ormai che dormire con lo smartphone sotto il cuscino o accanto al letto, controllando durante la notte aggiornamenti e post, ha ripercussioni molto negative sulla qualità e le ore di sonno. I disturbi compromettono anche la lucidità il mattino seguente, con problemi nella concentrazione a scuola o al lavoro.
Alcuni studi hanno associato la dipendenza da smartphone addirittura ad un aumento di peso, ad anomalie della pressione sanguigna e ad un indiretto rischio di depressione.
Oggi sia i genitori che i figli hanno perso in buona parte il pieno controllo delle loro interazioni tecnologiche e risulta quindi difficile che padri e madri, che a loro volta trascorrono molte ore con lo smartphone, riescano a porre un freno credibile ai loro figli.
D’altronde, sono molti i casi in cui giovani genitori offrono lo smartphone ai loro bambini al solo scopo di tenerli tranquilli, evitando così di doversi impegnare in una relazione diretta con loro. Con quali ripercussioni?
Quando è necessario consultare uno psicologo?
Quando diventa impossibile staccarsi dallo smartphone allora è il momento di consultare uno psicologo per liberarsi dall’ansia da distacco e dal continuo utilizzo dei dispositivi tecnologici e per affrontare il nodo reale che, in fondo, è sottostante a tutte le forme di dipendenza, leggere o pesanti che siano, tossiche o meno che siano: cosa non mi sto permettendo nella mia vita?
Da cosa mi sto allontanando consultando compulsivamente il cellulare ogni volta che ne ho la possibilità (e anche quando in realtà non l’avrei, per esempio quando si guida)?
Un percorso di consulenza psicologica o di psicoterapia permette di fare chiarezza sul proprio comportamento, di individuare cosa ci spinge a far cose che spesso sono sgradite anche a noi stessi e di trovare le risorse che possono aiutarci a impiegare meglio e in modo più soddisfacente e produttivo il nostro tempo.