Cos’è il cyberbullismo e come capire se tuo figlio ne è vittima

Il 2020 ha portato, con l’emergenza Coronavirus e il lockdown globale, l’aggravarsi di diverse problematiche psicologiche e sociali.
Una di queste è senza dubbio il cyberbullismo che, secondo dati raccolti da diverse ricerche soprattutto nel Regno Unito e negli Stati Uniti d’America, è destinato ad aumentare in termini di numero di casi e di gravità nei prossimi mesi ed anni.
Un trend già tristemente consolidato nel 2019 che, con milioni di teenager confinati in casa a contatto ancora più stretto con il mondo dei social, ha acquisito dimensioni tali che ormai ignorarle o minimizzarle può solo farne aumentare la pericolosità.
Grazie ad internet, infatti, sono aumentati i comportamenti vessatori nei confronti di persone percepite come più deboli (persone più timide ed introverse, persone in sovrappeso, persone con disabilità fisiche o mentali) ma anche di etnie diverse e ragazze più spesso che ragazzi.
Non bisogna pensare che siano solo i maschi ad essere cyberbulli: esistono anche casi di cyberbullismo da parte di ragazze contro altre ragazze o contro ragazzi, come il caso recentemente documentato dalle Iene di una ragazza toscana aspirante influencer e del suo cyberbullismo contro un giovane di origine africana con problemi cognitivi https://www.iene.mediaset.it/2020/news/storia-khadim-violenza-online-commenti_792725.shtml
Il cyberbullismo: alcuni dati
Ecco alcuni dati molto preoccupanti raccolti da diversi ricercatori inglesi ed americani specializzati nello studio del cyberbullismo:
- Almeno il 60% dei bambini ed adolescenti intervistati dichiara di essere stato testimone di maltrattamenti e di offese online verso qualcun altro. (fonte: Childrenssociety)
- Secondo Ditch the Label, onlus inglese dedicata ai diritti dell’infanzia, il 70% dei giovanissimi intervistati sente che le piattaforme social non fanno abbastanza per combattere il problema del cyberbullismo
- Il problema è ben conosciuto e secondo il sito Statista, la media mondiale di persone che conoscono il problema e sanno di cosa si tratta è del 75%. In Italia la percentuale raggiunge il 91% degli intervistati e, insieme alla Svezia, il nostro è il Paese in cui sembra che la popolazione generale sia consapevole del problema.
- Le vittime di cyberbullismo hanno quasi il doppio delle possibilità di suicidarsi rispetto alle non-vittime (fonte: ResearchGate, Science Daily)
- Solo il 38% delle vittime di cyberbullismo si sente disposto a parlarne in famiglia.
Cosa fare in famiglia?
Il cyberbullismo è un problema la cui soluzione, sia per le vittime che per i bulli (che molto spesso, a loro volta, esprimono un disagio) è per gran parte nelle famiglie.
Dovrebbe essere la guida dei genitori a insegnare ai figli a rapportarsi con il mondo virtuale che ormai non è più tanto virtuale: i rapporti umani mediati dai social sono a tutti gli effetti rapporti sociali con le stesse conseguenze sul piano fisico e cognitivo.
Il problema è che le generazioni dei genitori spesso hanno molta meno dimestichezza dei figli con la tecnologia e lasciano che i più giovani trascorrano ore da soli con i loro smartphone: i genitori non capiscono i meme, non capiscono le “challenge”, non capiscono i troll, non capiscono quando un comportamento è “normale” secondo le convenzioni sociali online e quando invece si tratta di bullismo vero e proprio.
Ugualmente i genitori molto spesso non riescono a leggere i segnali di una figlia o di un figlio vittime di cyberbullismo. Eccone alcuni da tenere sotto controllo:
- riduce l’attività sui social, riduce drasticamente il tempo di utilizzo di social e tecnologia, cancella improvvisamente i suoi profili;
- o, all’altro estremo, passa ancora più tempo online prestando attenzione maniacale alla sua vita sul web;
- cambia improvvisamente umore al ricevere messaggi o notifiche sul telefonino.
Se insieme a questi segnali ci sono anche cambiamenti nella vita offline (svogliatezza negli studi, improvvisa timidezza e riservatezza, interessi che mutano rapidamente, scarsa vita sociale…) è possibile che ci siano implicazioni relative al cyberbullismo.
Per i genitori purtroppo è difficile gestire la vita online dei propri figli e per questo l’aiuto di uno specialista è necessario: in molti casi, tentativi maldestri dei genitori di prendere repentinamente il controllo della vita online dei figli adolescenti, confiscando dispositivi, limitando l’accesso al web, ottenendo password e controllando tutti i messaggi, producono l’effetto devastante di fare sentire la vittima ancora più sola, isolata e in colpa, aggravando la situazione.