Cosa fare quando il capo è anche un bullo?

State per iniziare a lavorare. Il vostro capo vi ferma sull’uscio della porta e vi redarguisce in malo modo per una presunta leggerezza che avreste commesso il giorno prima. I vostri risultati sono eccellenti eppure senza un motivo apparente i vostri turni di lavoro sono peggiori di chi rende la metà e si lamenta. Quelli appena elencati sono alcuni degli innumerevoli esempi attraverso cui si esercita il mobbing. La parola inglese indica le pratiche vessatorie che il capo esercita nei confronti del dipendente per intimorirlo, dominarlo, e se necessario indurlo a lasciare il posto di lavoro. Vediamo come questo terrore psicologico viene messo in atto, perché, e quali rimedi esistono.
Fai così. Perché hai fatto così? Non fare così!: l’inferno degli impiegati che lavorano sodo
Aiutate chi finora non vi ha mai aiutato, arrivate puntuali, lasciate in ordine prima di andar via, eppure non basta. Siete rimproverati di lavorare troppo, vi suggeriscono di fare come i vostri colleghi. Ci provate, vi adeguate ma vi ammoniscono che il vostro profitto è sceso e che avete deluso le aspettative. Vi spariscono gli occhiali che avevate lasciato sulla vostra postazione, ma ricompaiono dal nulla dopo una settimana d’inferno appannato. I vostri colleghi vanno in ferie quando vogliono, mentre a voi non spetta scegliere quando averle. Un’azienda che funziona male funziona così, e voi siete nell’occhio del ciclone del mobbing. Com’è possibile che questo accada e che colpisca anche i più volenterosi?
Dipendenti volenterosi: un ostacolo per i colleghi, una minaccia per i direttori
Avete visto persone in gamba lasciare il posto di lavoro, vi stupite del perché l’abbiano fatto finché non vi troverete nella loro stessa situazione. Provate a guardarvi intorno e a farvi queste domande: quanta gavetta ho fatto io e quanta i miei colleghi? Abbiamo tutti la stessa formazione ed esperienza alle spalle? Il mio capo quale percorso professionale ha seguito? Com’è arrivato a dirigere dei dipendenti? Le persone rimaste in azienda sono migliori di quelle che si sono dimesse? Rispondiamo con i risultati di alcune ricerche.
La letteratura che si occupa di questo fenomeno ha messo in luce le azioni più frequenti con cui il capo abusa dei propri dipendenti:
- Finge di aver dimenticato di dare alcune importanti comunicazioni in modo tempestivo, compromettendo il lavoro del dipendente.
- Imporre delle regole sullo stile di vita fuori dal posto di lavoro.
- Minacciare delle conseguenze in caso di certe azioni.
- Prendere un dipendente a caso e usarlo come capro espiatorio.
- Cambiare di continuo i flussi di lavoro e far lavorare in stato di emergenza.
- Non seguire alcun criterio di merito nel riconoscere dei premi o nel conferire sanzioni.
- Comportarsi in modo subdolo e senza rispetto.
- Mostrare superiorità rispetto ai subordinati.
Una ricerca pubblicata su Psychological Science dai ricercatori Nathanael J. Fast e Serena Chen dimostra come le aggressioni messe in atto dal capo affondano le radici nella sua insicurezza. Ebbene sì: un ruolo di potere affidato a una persona inadeguata e incompetente, o che si percepisce come tale, darà vita a un capo che si comporterà in modo scorretto con i propri subordinati. Il motivo è che il suo ego si sentirà minacciato e farà di tutto per mantenere il controllo di quel potere.
Il più delle volte gli impiegati non sanno come comportarsi in queste situazioni:
c’è chi perde la calma, chi minaccia vertenze, chi diventa lusinghiero o assume gli stessi atteggiamenti del proprio capo. Dalle pagine dell’Harward Business Review, la psicologa Sherry Moss parla di orientamento alla dominanza sociale. Le persone che hanno la tendenza a voler dominare hanno una visione del mondo competitiva, sono attratte dalle professioni che rinforzano le gerarchie sociali e acuiscono le disparità con chi appartiene a uno status inferiore. Il loro obiettivo è accedere a uno status sociale prestigioso, simbolo di potere e benessere. Al contrario, le persone con uno scarso orientamento alla dominanza sociale privilegeranno la cooperazione, l’egualitarismo (cioè l’uguaglianza economica e sociale) e l’umanitarismo (cioè la solidarietà verso il prossimo).
Anche secondo Sherry Moss i subordinati più brillanti finiscono per subire il bullismo dei supervisori. Il motivo è sempre lo stesso: chi ottiene consensi e riconoscimenti dai propri pari e dai vertici dell’azienda rappresenta una minaccia per i supervisori. Questi ultimi si sentiranno scavalcati, depotenziati, insomma vedranno diminuire il loro potere e temeranno di perdere le proprie risorse a favore di chi emerge dal basso. È a questo punto che i capi ricorrono a mortificazioni, derisioni, sabotaggi, punizioni o critiche ingiuste per ridimensionare l’operato dei propri dipendenti e ristabilire le gerarchie.
Fare bene il proprio lavoro, rivolgersi ai supervisori: fronteggiare il bullismo del proprio capo non è mai semplice
Se stai fronteggiando episodi di bullismo sul posto di lavoro, o conosci qualcuno in questa situazione, la prima cosa da fare è prendere nota di questi eventi. Annotiamo per filo e per segno cosa consideriamo una mancanza di rispetto verso di noi o il nostro lavoro: quando è successo? In quale circostanza? E ripetiamo questa operazione ogni volta. Quando avremo un diario dettagliato di questi episodi potremo chiedere un colloquio con il diretto interessato o con il suo superiore. Durante questi incontri bisogna essere preparati e specifici, niente discorsi generali. Meglio non lamentarsi con i colleghi perché potrebbero temere di trovarsi nella stessa situazione, riferire al capo il nostro malcontento e metterci in una posizione ancora più scomoda. Manteniamo la calma e pensiamo a fare al meglio il nostro lavoro.
La nostra produttività sul lavoro dipende dal nostro benessere psicofisico.
Le ricerche dimostrano come chi subisce atti di bullismo tende a perdere motivazione, arrivare in ritardo, non eseguire i compiti richiesti, rovinare il morale del gruppo di lavoro. Essere oggetto di bullismo da parte del capo succede ad ogni livello gerarchico, ai dipendenti migliori così come a quelli che arrancano. Non permettere che la tua autostima e la tua credibilità vengano minate da queste dinamiche. La consulenza di uno psicoterapeuta potrà aiutarti a mettere a fuoco la tua situazione, gestirla senza impulsività e affrontarla a viso aperto.