Cosa causa l’anoressia?

L’anoressia nervosa è una malattia mentale che rientra tra i disturbi del comportamento alimentare. Chi ne soffre vive con l’ossessione della quantità di cibo ingerito, delle calorie assunte, del peso corporeo. La perdita di peso non sembra mai abbastanza, la paura di ingrassare è tanto acuta, quanto bassa è la propria autostima. Chilo dopo chilo, la persona scende così tanto da toccare il fondo: ha sempre freddo, soffre di vertigini, è stanca, se è una donna perde il ciclo mestruale. Nelle persone di sesso femminile compare di frequente durante l’adolescenza; in quelle di sesso maschile dopo la pubertà; sebbene la tendenza sia sempre più precoce. Tra le conseguenze che l’anoressia nervosa porta con sé ci sono la malnutrizione, la polmonite, l’osteoporosi, i problemi cardiaci e purtroppo anche la morte. Dove affondano le radici di questa malattia?
Fattori di rischio psicologico e psichiatrico
Benché sia già sottopeso, la persona anoressica si percepisce grassa. Quello che sembra ovvio da un punto di vista oggettivo, è inaccettabile da quello soggettivo. Questo accade perché la persona ha una percezione alterata del proprio corpo e della realtà, vive con l’ossessione della perfezione: nella scuola, nel lavoro, nelle relazioni. Sia chiaro: siamo di fronte a un perfezionismo apparente che serve a dare un’immagine di sé inesistente. Dal momento che l’errore, la trasgressione, la devianza sono inaccettabili, l’ultimo aspetto su cui è possibile esercitare il controllo è il cibo.
Inoltre, la smania di dover sorvegliare ogni aspetto della propria vita giustifica la compresenza di un altro disturbo catalogato come malattia psichiatrica: quello ossessivo compulsivo (Doc). Chi soffre di Doc convive con pensieri sgradevoli che generano ansia. La persona è spinta a compiere dei comportamenti ripetuti per sedare il proprio disagio. Di conseguenza, farà fatica a portare avanti le relazioni sociali, la vita lavorativa, e questo si ripercuoterà sulla propria autostima.
Fattori di rischio metabolico
Se ci fermassimo alle variabili analizzate finora rischieremmo di farci un’idea sbagliata sulle persone anoressiche. Infatti, soffrire di anoressia non è una prerogativa di chi abbia vissuto un trauma infantile, un abuso o che cerchi di soddisfare delle aspettative familiari o sociali. I fattori ambientali restano rilevanti, ma sarebbe il loro effetto combinato con delle caratteristiche genetiche a permettere loro di scatenare un disturbo del comportamento alimentare.
Negli ultimi anni le ricerche condotte negli Stati Uniti hanno ipotizzato che dietro la malattia psichica ci siano delle cause biologiche. Il dibattito scientifico è stato arricchito dall’articolo pubblicato nella rivista Science, firmato da Jennifer Couzin-Frankel: Rethinking Anorexia. Challenging long-standing theories about the eating disorder, new research suggests biology is a poweful driver (‘Ripensare l’anoressia. Mettere in discussione le teorie di lunga data sul disturbo alimentare, una nuova ricerca suggerisce che la biologia è un impulso decisvo). Couzin-Frankel riassume le acquisizioni scientifiche di Alix Timko (psicologa presso il Dipartimento di psichiatria infantile e dell’adolescenza e scienze comportamentali del Children’s Hospital di Philadelphia), Cynthia Bulik (direttrice fondatrice del Centro di eccellenza per i disturbi alimentari dell’Università della Carolina del Nord e direttrice fondatrice del Centro per l’innovazione dei disturbi alimentari del Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia) e Lori Zeltser (professoressa presso il Naomi Berrie Diabetes Center e il Dipartimento di patologia e biologia cellulare). Seppur da diverse prospettive, le conclusioni che deduciamo vanno nella stessa direzione: non si può escludere una predisposizione genetica all’insorgere della malattia sia per quanto riguarda gli aspetti psichici sia fisici.
Per ora la comunità scientifica non ha raggiunto un parere unanime, ma da quanto emerge pare che ci siano delle persone predisposte sia alla magrezza sia ad avere un metabolismo alterato. Non è tutto, perché sarebbero da prendere in considerazione anche i fattori ambientali precoci, per esempio lo stress vissuto durante la gravidanza, l’esposizione a infezioni, le complicanze del travaglio e del parto.
I fattori ambientali di tipo sociale
Per molto tempo nel mondo occidentale il concetto di bellezza è stato associato a un corpo magro. Nelle locandine, nelle inserzioni, negli spot pubblicitari vedevamo sfilare corpi asciutti, talvolta tonici, comunque emaciati. Per non parlare delle sfilate di moda. È innegabile che ci sia ancora una latente pressione culturale che spinga più a perfezionarsi che ad accettarsi. Nel primo decennio degli anni Duemila potevamo navigare in internet e imbatterci nei siti che incentivavano l’anoressia. Si chiamavano siti pro-ana, degli autentici diari che con dovizia di particolari descrivevano l’orario dei pasti, le quantità ingerite, nonché le tecniche per liberarsene. Insomma, delle guide per l’autodistruzione.
Oggi questi siti sono stati quasi del tutto oscurati; nel frattempo il nostro Paese è corso ai ripari anche sul fronte pubblicitario. Infatti, dal 2019 è entrata in vigore una modifica del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale “che introduce il divieto di utilizzare in pubblicità immagini del corpo ispirate a modelli estetici associabili a disturbi del comportamento alimentare, nocivi per la salute[…] Il Codice vieta il ricorso in pubblicità a rappresentazioni che possano indurre il pubblico a sottovalutare le regole di prudenza o a ridurre il senso di vigilanza e responsabilità verso i pericoli, soprattutto quelle rappresentazioni che richiamano palesemente condizioni patologiche del comportamento alimentare, come l’anoressia e la bulimia”.
Quando chiedere aiuto?
Adesso. La dieta estrema modifica il funzionamento del cervello. L’esordio precoce di un disturbo alimentare ha più probabilità di arrecare dei danni permanenti all’apparato scheletrico, endocrino, al sistema nervoso centrale, e ai tessuti in fase di sviluppo. Se noi, o una persona che conosciamo, abbiamo iniziato ad avere dei comportamenti evitanti nei confronti del cibo, chiediamo l’aiuto di uno specialista. Uno psicoterapeuta specializzato nel trattamento dei disturbi alimentari saprà indicarci il trattamento più efficace, per iniziare in modo tempestivo il nostro percorso di guarigione.