Coronavirus: come gestire ansia e panico

Da poco meno di un mese ormai nel nostro paese la diffusione del coronavirus (SARS-Cov-2) sta provocando vere e proprie crisi di ansia in un numero crescente di persone. La paura non è certamente ingiustificata: in fondo, col passare del tempo, sempre più città vengono isolate in tutto il mondo e sempre più comunità diventano irraggiungibili a causa del blocco dei trasporti. L’economia comincia a vacillare ed è possibile che gli effetti di ciò che si sta verificando in questi giorni lasceranno un lungo strascico di disagi nei mesi a venire.
Come già detto, l’ansia è una reazione piuttosto naturale a questo stato di crisi. Come capita molto spesso e ciclicamente nella storia dell’umanità, si diffondono nuove malattie o agenti patogeni esistenti da sempre divengono improvvisamente minacciosi a causa di mutamenti importanti nelle condizioni di vita. Il coronavirus può in alcuni casi provocare la morte delle persone colpite, anche se allo stato attuale sembra che ne siano vittime – almeno nel nostro paese – soprattutto persone anziane e con un sistema immunitario fortemente indebolito da patologie pregresse importanti.
Tuttavia, la grande incertezza sui rischi potenziali e reali, che è del tutto normale in presenza di un virus sconosciuto, fa si che l’ansia e la paura aumentino esponenzialmente, portando a volte ad atteggiamenti o condotte irragionevoli che possono e devono essere evitati in primo luogo per il proprio benessere.
Come affrontare l’ansia e la paura che ci attanagliano sulla diffusione del coronavirus? Ecco alcuni consigli
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RIDIMENSIONA IL RISCHIO
Nel nostro cervello molto spesso ciò che è sconosciuto è anche spaventoso. Quando una cosa è spaventosa e sconosciuta ci convinciamo (la nostra mente ci convince) che le probabilità di esserne noi stessi vittime sia molto elevata (molto di più di quanto sia in realtà). Abbiamo quasi tutti una gran paura di essere sbranati da un lupo o da uno squalo, ma molto raramente qualcuno non prende l’automobile per paura di un incidente stradale. Le probabilità di morire in un incidente stradale sono enormemente più alte di quelle di finire sbranati da un lupo, ma mentre nel caso dell’automobile nemmeno pensiamo alla possibilità di rimanerne vittime, nel caso del lupo o dello squalo la paura la fa da padrona. In altre parole, se un pericolo è sconosciuto e spaventoso diventa molto più reale e probabile (pur non essendolo) di uno che, invece, è abituale e “normale” nelle nostre vite e, in realtà, molto, molto più probabile.
Anche per questo motivo, dunque, quando viene isolato un nuovo focolaio virale, ce lo immaginiamo subito come un pericolo enorme rispetto a tutto il resto, ovvero una condizione di salute, che è enormemente maggioritaria. Purtroppo, la politica aggressiva e ormai sempre più carente di responsabilità e di senso etico dei media, delle fonti di informazioni e delle agenzie di stampa sta contribuendo non poco a porre un’attenzione eccessiva e del tutto fuori luogo sul problema.
Ogni anno la comune influenza infetta nel mondo 15 milioni di persone, provoca circa 150.000 ricoveri e, solo in Italia, circa 5000 morti. Ad oggi il coronavirus ha infettato nel mondo 90.000 persone, di cui circa 1700 in Italia, dove si contano 34 morti. In sostanza, l’influenza è molto più comune e uccide un gran numero di persone ogni anno. Il coronavirus è indubbiamente più mortale ma appare scarsamente probabile che possa infettare tante persone quante ne colpisce ogni anno l’influenza.
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NORMALI PRECAUZIONI IGIENICHE
Al pari dell’influenza, anche il coronavirus si trasmette nel contatto quotidiano. Dovrebbe essere ormai nelle abitudini consolidate che se si è malati si sta a casa e se non si è malati si evita il contatto ravvicinato con chi, invece, lo è. Lavarsi o disinfettarsi frequentemente le mani è una prassi igienico sanitaria sulla quale da almeno un abbondante decennio la sanità pubblica insiste in tutti gli ospedali, ambulatori e presidi territoriali con cartelloni, depliant e rccomandazioni onnipresenti. Probabilmente non era necessario attendere l’arrivo di una epidemia virale poco conosciuta per tradurre in pratica un comportamento che dovrebbe essere ormai abituale.
Inoltre, il sistema immunitario ha grandi capacità di resistenza agli agenti patogeni quando viene messo nelle migliori condizioni possibili: una dieta variata ed equilibrata, le giuste ore di sonno, l’esercizio fisico costante in ogni stagione.
Nessuna di queste indicazioni è una reale novità: il miglior modo di prevenire guai seri per la salute è quello di trattarsi bene. Può sembrare una banalità, ma non per tutti è così abituale trattarsi bene e con amore e considerazione dei propri limiti e delle proprie fragilità. Senza considerare ovviamente chi, purtroppo, si trova in condizioni di immunodepressione a causa della fragilità dell’età o di condizioni patologiche preesistenti, rimane da considerare come a rischio chi ha difficoltà a prendersi cura di sé e della propria salute.
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PRENDITI UNA VACANZA DAI MEDIA E DAI SOCIAL MEDIA
Soprattutto in Italia, a causa di condizioni piuttosto alterate del sistema dell’informazione e di fragilità strutturali della politica che sono a tutti note, i media e di riflesso i social media lavorano molto efficacemente per aumentare il livello ansioso delle persone e quindi per incrementare gli utili legati a un consumo smodato e compulsivo di notizie.
Tuttavia, non sono i media né i social media il luogo in cui si lavora per trovare una soluzione al problema del coronavirus. Anzi – dispiace dirlo – attualmente i media si stanno comportando come una parte del problema. Sarebbe invece opportuno lasciar perdere la diffusione spesso irresponsabile e pericolosa di notizie per lo più inutili e allarmistiche. Lasciar fare ai ricercatori e agli scienziati fidandosi della loro preparazione e del loro operato sarebbe la cosa migliore.
Questo non significa, ovviamente, non aggiornarsi o ignorare la realtà. Ma almeno sarebbe bene scegliere con cura le fonti di informazione. In linea di massima, sono da preferire le risorse governative e gli istituti scientifici di rilevanza nazionale. Lì c’è tutto quello che vale la pena di sapere veramente. Approfondimenti interessanti si possono trovare nella letteratura scientifica internazionale. Tutto il resto è superfluo e, a volte, inutilmente ansiogeno.
Vale qui la pena di ricordare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito “infodemia” l’eccessiva diffusione di notizie e fake news sul virus. L’uso di un termine così evocativo di malattia fa pensare che l’OMS abbia voluto sottolineare il ruolo non secondario dell’ambiente anche informativo nella conservazione e tutela della salute.
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UTILIZZA CIÒ CHE TI HA GIÀ AIUTATO
L’ansia è, prima di tutto, uno stato in cui si perde il contatto con la realtà presente, per rifugiarsi in un futuro inesistente cercando di prevedere – inutilmente – cosa accadrà. L’ansia è un accumulo di eccitazione che non potendo trovare uno sbocco nel presente, finisce per bloccare la persona e il suo comportamento, provocando uno stato di grave malessere.
Non esiste un metodo unico e buono per tutti per diminuire l’ansia. Alcune persone sconfiggono i pensieri irrazionali aumentando il livello di informazione (corretta), altri privilegiando i contatti con persone fidate e accoglienti, altri ancora praticando la meditazione e altre forme di consapevolezza. Di sicuro ciò che conta in momenti come questo è fare affidamento a pratiche o tecniche che abbiano funzionato in passato e che siano conosciute e affidabili. Senza dimenticare che, ancora per un po’ di tempo probabilmente, le infezioni aumenteranno e con esse i luoghi coinvolti. Questo processo è del tutto normale. Tuttavia, le probabilità di essere infetti sono molto ridotte se si mantiene una condotta di buon senso e di osservanza di normali, comuni e semplici pratiche igieniche e di salute.
In ogni caso, quando l’ansia diventa ingestibile e la paura tende ad investire in modo importante le normali attività quotidiane, può essere una buona risorsa parlarne con uno psicologo. Indipendentemente dal luogo in cui si vive, infatti, le comuni piattaforme di comunicazione online (Skype, WAPP, etc.) consentono di ricevere sostegno e cura anche rimanendo nella propria casa e anche quando si risieda in luoghi relativamente isolati o sottoposti ad isolamento per evitare la diffusione del contagio
Adatttamento e rielaborazione originale da: Coronavirus Anxiety: 4 Ways to Cope with Fear