Consigli per migliorare la concentrazione

Il 2015 segnò la rivalsa del pesce rosso sugli esseri umani. Infatti, se le persone perdevano la concentrazione dopo 8 secondi, l’animale acquatico a sangue freddo si spingeva fino a 9. A partire dall’anno 2000, la durata media dell’attenzione umana era scesa da 12 a 8 secondi. La provocazione guizzava dalle pagine della rivista Time, che pubblicava i risultati di una ricerca della Microsoft Corporation condotta in Canada. Era davvero così? Non proprio, ma una cosa era certa: la comparsa dello smartphone ci aveva promesso una vita iperconnessa fatta di dopamina (il neurotrasmettitore che controlla anche la sensazione di piacere) e distrazione. Noi avevamo abboccato. Oggi come possiamo uscire dalla rete?
In ufficio la nostra concentrazione crolla dopo 40 secondi
Se hai letto senza scrollare, guardare lo smartphone o rispondere alle notifiche siamo in linea con le ricerche di Gloria Mark. La professoressa di informatica dell’Università della California, Irvine, ha un dottorato di ricerca presso la Columbia University in psicologia; da anni studia l’impatto dei media digitali sulla vita delle persone. Le sue indagini hanno messo in evidenza l’impatto delle nuove tecnologie sulla nostra vita, in particolare sul posto di lavoro. Dieci anni fa la nostra concentrazione durava 3 minuti; sei anni fa 1 minuto e 15 secondi; oggi è a 40 secondi.
Malgrado l’attenzione sembri sprofondare, abbiamo delle strategie per farla riemergere. Dobbiamo ripartire mettendo il nostro benessere al primo posto, dunque abbandoniamo la chimera della produttività incessante e riformuliamo i nostri obiettivi. Gloria Mark suggerisce una serie di comportamenti da adottare per riprendere il controllo della nostra attenzione, migliorare la nostra consapevolezza e non arrivare a sentirsi sopraffatte, o sopraffatti, alla fine della giornata.
Tre tattiche per tornare a concentrarci
Nel suo ultimo libro Attention Span: A Groundbreaking Way to Restore Balance, Happiness, and Productivity (‘La capacità di attenzione: un modo innovativo per ritrovare equilibrio, felicità e produttività’) la professoressa Mark elenca una serie di suggerimenti per recuperare la nostra capacità di attenzione, tra cui tre tattiche: immaginarci nel futuro; creare uno spazio negativo; imparare il nostro ritmo di attenzione.
Prima tattica: immaginarci nel futuro
Fare delle pause è doveroso, purché queste non implichino un’erranza incontrollata tra un sito e un’app. Del resto, per recuperare la concentrazione occorrono circa 25 minuti. Cosa rimane da fare? Mark suggerisce di pensare a come ci sentiremmo se arrivassimo alla fine della giornata senza aver raggiunto i nostri obiettivi. Più sapremo visualizzare uno scenario dettagliato, più avremo contezza di quali saranno i nostri stati d’animo, di conseguenza saremo incentivate, o incentivati, a lavorare in modo più proficuo. Insomma, se ci esercitiamo a prevedere le conseguenze nel futuro, avremo una maggiore consapevolezza sul comportamento da attuare nell’immediato, quindi saremo più diligenti nel gestire le nostre pause.
Seconda tattica: creare uno spazio negativo
Non è vero che possiamo rimanere concentrate, o concentrati, per lungo tempo sullo stesso compito, specie se impegnativo. Chi si preclude degli intervalli non lavora con lo stesso profitto di chi se li concede. Infatti, intervallare il lavoro con delle pause cadenzate ci aiuta a riposare la mente, a ricaricare le risorse cognitive esaurite. Avere a cuore il proprio benessere significa mettere al centro il tempo che dedichiamo al recupero delle nostre energie. Mark definisce questo momento come spazio negativo, perché è quello in cui il focus non è sul compito da svolgere, ma sul recupero delle risorse mentali necessarie per rigenerarsi. Una cosa è certa: i momenti di recupero funzionano se programmati e adatti noi.
Qualcuno preferirà ricaricarsi con una breve passeggiata, altri sceglieranno 10 minuti con il cruciverba, qualcun altro farà un disegno.
La pausa ci permette di allentare la pressione, ridurre lo stress, annoiarci, distrarci e farci venire nuove idee. Maggiore sarà l’energia mentale recuperata, più sarà duratura la nostra concentrazione.
Terza tattica: trovare il nostro ritmo di attenzione
Il tempo di lettura calcolato fin qui si aggira sugli 8 minuti. È probabile che tu non abbia fatto altro, oppure che tu abbia dato un’occhiata alla notifica di una diretta che sta per iniziare, un’email ricevuta, un mi piace a una tua foto. Dall’osservazione dei nostri comportamenti emergono delle tendenze:
1. abbiamo la stessa probabilità di distrarci da sole, o da soli, o di sperimentare una distrazione esterna;
2. le distrazioni causate dalla tecnologia sono entrate nelle nostre abitudini;
3. le attività digitali ci danno piacere, anche quelle più inutili.
In generale potremmo dire che raggiungiamo i picchi di attenzione tra la tarda mattinata e la prima parte del pomeriggio. Tuttavia, queste considerazioni variano in base al ritmo circadiano, cioè le variazioni fisiologiche che viviamo nell’arco delle 24 ore. Dal momento che ognuno di noi ne ha uno tutto suo, siamo noi a doverci ascoltare, a capire come funzioniamo per sapere quando siamo più produttive, o produttivi, quando possiamo chiederci di più e quando dobbiamo rallentare. La stanchezza è una cattiva consigliera, saperla riconoscere ci risparmierà di compiere le scelte impulsive dettate dalla scarsa lucidità.
“Fare di più facendo di meno”
Spesso le nostre giornate ci chiedono di spremerci ancora, e ancora, quando sarebbe meglio fermarsi. Potremmo annotare su un diario cosa facciamo, per rintracciare quelle spie che ci indichino l’andamento della nostra attenzione. Se però ogni giorno finisce all’insegna dell’esaurimento e della spossatezza, chiediamo l’aiuto di uno psicoterapeuta. Se stai cercando uno psicologo a Roma, la consulenza saprà indicarci quale percorso scegliere per ricontattare i nostri bisogni, i nostri limiti e imparare ad accettarli.