Comfort Zone: cos’è e come uscirne

La frase “per ottenere quello che vuoi devi uscire dalla comfort zone” è un mantra moderno ma…cosa significa veramente?
Tu ce l’hai la comfort zone?
Per noi Italiani sentire dire comfort zone non suona nemmeno così tanto male, abituati ad usare parole inglesi per rendere qualcosa molto più interessante: ad alcuni, la parola comfort zone potrebbe fare pensare ad una zona molto comoda, tipo prima classe o business lounge dell’aeroporto.
In realtà la comfort zone somiglia più alla ruota del criceto.
Tutti abbiamo una o più comfort zone da cui uscire.
Gli esseri umani sono programmati per cercare scorciatoie. Costa moltissima energia al cervello sviluppare nuove reti neurali per nuove abilità, abitudini o comportamenti e, una volta creata, una rete neurale viene utilizzata come sistema predefinito per molte situazioni simili.
In questo modo, ogni volta che c’è una situazione con una ricompensa anche molto alta che però richiede di fare qualcosa di diverso dallo schema predefinito, ci tiriamo subito indietro.
Il classico esempio è quello dello studente che “è bravo ma potrebbe fare meglio”. La tipica persona a cui, a scuola o all’università, basta studiare una o due ore per capire tutto il necessario e memorizzare quanto basta per andare avanti.
Insomma, lo studente che alle superiori prendeva 7 “senza studiare” o all’università 26-27 con poco sforzo. Lo stesso studente, però, che davanti alla possibilità di studiare un’ora in più al giorno per avere tutti 10 rispondeva con un netto no.
Ecco, quella è la comfort zone: una situazione in cui ti ritrovi continuamente, ti identifichi e dalla quale non vuoi uscire. L’esempio dello studente dimostra quanto sia forte la tendenza alla comfort zone: pochi incoraggerebbero una persona a fare di più se, studiando un’ora, prende tutti 7. Perché farlo?
Se ti sei fatto la stessa domande benvenuto nella comfort zone anche tu.
La comfort zone ci incoraggia alla comodità e ci allontana dal cambiamento: l’idea di impegnarsi per eccellere può causare una vera e propria situazione di panico, un pericolo non commisurato alla ricompensa.
La comfort zone può essere anche scomoda
Con un esempio diverso però la percezione della comfort zone cambia. Immagina adesso di avere un grande talento grafico. Lavori per un’azienda per la quale fai quasi sempre le stesse cose, non esprimi nemmeno il 50% del potenziale, hai uno stipendio medio ed una vita media, classico lavoro d’ufficio, orari sempre uguali da lunedì a venerdì ed una vita media. Ti ripeti sempre di quanto vorresti esprimere il tuo potenziale, uscire dall’anonimato, avere prospettive di crescita che in azienda non hai, lavorare in un ambiente più creativo…
Ti appare un annuncio: un’azienda giovane cerca grafici, la paga è minore di quella che hai adesso ma il lavoro è molto più creativo e gli orari flessibili, quindi più libertà per te, e ci sono possibilità di crescere se l’azienda cresce.
Vorresti candidarti ma inizi a domandarti:
- Riesco a vivere bene con €250 euro di meno al mese? Sono €3000 meno all’anno…
- E se la startup poi fallisce? Insomma, questa aziende innovative sono un salto nel buio…
- E se non sono in grado perché ormai mi sono abituato a lavorare in un certo modo?
Ancora non hai nemmeno inviato la candidatura e già ti comporti come se ti avessero preso e dovessi scegliere!
Sei vittima della comfort zone che ti fa percepire un pericolo solo all’idea di affacciarti fuori!
In realtà entrambe le possibilità possono andare bene, ma è tutto soggettivo: se al momento ti trovi una situazione nella quale ti lamenti più che apprezzarla e continui a ripetere quanto vorresti cambiare ma non cambi, sei intrappolato nella tua comfort zone!
Tendiamo a costruire comfort zone in qualsiasi attività: dal fatto di non riuscire a rinunciare a quelle 3 ore di Netflix la notte per guadagnare un paio d’ore di sonno in più, al fatto di non voler sostituire quelle 2 ore di videogames con un’ora di palestra per perdere i chili in eccesso.
La comfort zone è in agguato e ti sta impedendo di avere quello che vuoi.