Come la psicoterapia può aiutarti a perdere peso

Ogni anno l’obesità causa 4.7 milioni di decessi prematuri nel mondo (fonte Our World In Data). Se consideriamo la popolazione mondiale scopriamo che gli adulti sono per il 13% obesi, e per il 39% in sovrappeso. Se guardiamo i più giovani, un adolescente su cinque è in sovrappeso. Negli ultimi quarant’anni solo in Italia la percentuale di persone che soffrono di obesità è passata dall’8,4 al 19,9%. Cresce anche il numero di chi è in sovrappeso: nel 1975 si attestava al 41,5%, nel 2016 al 64,1%. Vediamo quali sono i rischi per la salute e come la psicoterapia può essere un’alleata nel raggiungimento del peso ideale.
Un indice di massa corporea superiore alla norma ha delle ripercussioni sul nostro stato di salute fisica e mentale
Essere in sovrappeso non è un problema meramente estetico. A dircelo è l’indice di massa corporea (IMC), un indicatore che si ottiene dal rapporto tra il proprio peso e la statura. Facciamo una considerazione generale, senza tener conto delle categorie particolari come le donne in gravidanza o gli sportivi. Se il valore dell’IMC è tra 18,5 e 25, il peso è nella norma. Un valore IMC tra 25 e 30 indica una situazione di sovrappeso. Da 30 in poi iniziano i vari gradi di obesità. Le statistiche del WHO ci dicono che nel 2016 in Italia l’indice di massa corporea si attestava a 26,65. Siamo in sovrappeso.
I rischi per la salute sono concreti: diabete, ipertensione arteriosa (soffrire di pressione alta), apnea notturna (è l’interruzione della respirazione durante il sonno per almeno 15 secondi), o persino alcuni tipi di tumore. Per quanto riguarda la salute mentale, invece, essere in sovrappeso o soffrire di obesità può avere delle ricadute sulla propria autostima, causare l’insorgere dell’ansia o della depressione. A livello globale, tra i primi cinque fattori di rischio per numero di decessi figurano:
• ipertensione arteriosa (10.44 milioni)
• fumare (7.1 milioni)
• glicemia (6.53 milioni)
• inquinamento atmosferico (4.9 milioni)
• obesità (4,72 milioni).
La relazione con il cibo è il sintomo di un problema più profondo
La comunità scientifica ha espresso il suo parere favorevole nell’affiancare le diete alimentari e l’esercizio fisico a un approccio che coinvolga la psicoterapia. Nello specifico parliamo della terapia cognitivo comportamentale: un approccio che favorisce la presa di coscienza dei pensieri negativi che conducono ai comportamenti non salutari. Se la terapia riesce ad affrontare quei pensieri saprà aiutare la persona a raggiungere il cuore del problema. Infatti, spesso il rapporto con il cibo è la spia di qualcos’altro. È stato dimostrato come l’uso combinato di psicoterapia, attività fisica regolare e cibi salutari porti a dei cambiamenti radicali e durevoli alla struttura corporea.
Occorre una strategia con obiettivi a medio e lungo termine
Il percorso non è prestabilito e non è uguale per tutti, tuttavia ci sono delle similarità nel modo in cui gli psicologi si prendono cura della persona. Prima di tutto lo psicoterapeuta fa una valutazione del paziente attraverso un questionario. In questa fase indaghiamo quali siano i problemi di salute fisica e mentale della persona; il suo rapporto con il cibo e il suo stile di vita. Una volta raccolti questi dati, elaboriamo una strategia articolata su questi parametri:
• fissare gli obiettivi
• monitorare sé stessi in autonomia
• ricevere dei riscontri e degli incoraggiamenti
• aumentare la propria motivazione e autostima
• premiarsi.
Cominciamo con il fissare insieme al paziente gli obiettivi di lungo periodo.
Ognuno di essi sarà suddiviso in tanti traguardi intermedi, così da tracciare una specie di piano d’azione concreto, con un livello di difficoltà progressivo. I cambiamenti da introdurre nello stile di vita terranno conto delle esigenze della persona; inoltre, se saranno accompagnati dall’attività fisica renderanno la perdita di peso meno difficile di quanto sembri. Lo psicoterapeuta lavorerà con il paziente per indagare il suo rapporto con il cibo, se e con quale frequenza cede alle abbuffate, qual è la percezione del suo corpo.
La consapevolezza di sé stessi è il primo passo per raggiungere un obiettivo realistico
Se il tuo comportamento alimentare risponde a una situazione emotiva, piuttosto che al fabbisogno energetico, stai sperimentando i cosiddetti attacchi di fame emotiva. Questi episodi si manifestano quando viviamo una situazione di stress e il cibo sembra l’unica via di consolazione. Purtroppo le abbuffate sommate a uno stile di vita sedentario renderanno vani e frustranti i tentativi di perdere peso.
Ricordiamoci sempre che corpo e mente si influenzano in modo reciproco e profondo, pur svolgendo funzioni differenti. La consulenza di uno psicologo ti aiuterà a tracciare un percorso verso traguardi tangibili. Capirai perché gli obiettivi di un tempo ti sembrano irraggiungibili, o cosa sbagliavi nel perseguirli. Insieme al tuo psicoterapeuta scoprirai quali cambiamenti mettere in atto per raggiungere dei traguardi adatti a te. Un percorso di psicoterapia saprà aiutarti ad essere più responsabile, e a tenere duro nei momenti di sconforto.