Come dire ai tuoi genitori che vuoi andare in terapia

“Vorrei dire ai miei genitori che ho bisogno di uno psicoterapeuta”
Se la paura o lo spavento ti hanno portato fin qui, hai fatto un primo passo. Hai bisogno di aiuto, lo hai ammesso a te stessa, o te stesso, e hai iniziato a cercarlo. Come te, in questo momento, nel mondo ci sono milioni di adolescenti alle prese con la propria condizione mentale. Non sei sola, o solo. Ora per andare avanti dobbiamo muovere anche l’altro piede, in questa direzione: dirlo ai tuoi genitori. È probabile che ora il tuo battito abbia accelerato, lo stomaco si sia chiuso, e tu avverta una certa sete. Non tutti gli argomenti sono facili da affrontare con i propri genitori, quindi è naturale che uno così delicato ti faccia sentire in ansia. Nella strada che percorreremo adesso ti mostrerò come prepararci a quella conversazione senza timore.
Le parole per chiedere aiuto
Prepariamoci a sostenere una conversazione impegnativa dal punto di vista emotivo. Vogliamo che il nostro messaggio arrivi chiaro, senza spaventare l’altro, soprattutto senza generare un conflitto. Non sappiamo cosa accadrà, ma possiamo prepararci ad affrontare quel momento con alcune buone pratiche:
• Pianificare.
Sappiamo già come introdurre l’argomento? Prendiamo degli appunti, ordiniamo gli argomenti. Cosa dire prima? Cosa lasciare alla fine? Prepariamo una scaletta.
• Cogliere il momento giusto.
L’argomento è faticoso per noi, forse sarà spinoso o scioccante per chi ci ascolterà. La nostra salute mentale non andrà affrontata la mattina prima di uscire, o durante la pausa per il pranzo. Quando la famiglia si ritrova in casa, alla fine della giornata, uno di fronte all’altro, quello è il momento.
• Selezionare le parole.
Cosa ti spinge a chiedere l’aiuto di uno psicoterapeuta? Come ti senti? Quali sintomi credi di avere? Informati, cerca le cause e le conseguenze del malessere che provi. Maggiori informazioni raccogli, più saranno le parole che potrai usare per descriverti e farti capire.
• Onestà.
Dire come ti senti, esternare quello che finora hai tenuto dentro di te, ti darà un enorme sollievo. Quando avrai pronto il tuo discorso, dillo.
• Scrivere.
Se il confronto aperto ancora ti spaventa, scrivi loro una lettera. Dopo che l’avranno letta, da’ loro il tempo di interiorizzare il momento che stai passando e poi parlaci di persona.
Visualizziamo le probabili reazioni dei genitori in tre scenari: comprensione, perplessità, incomprensione.
• Comprensione.
Davanti alla nostra richiesta di aiuto i genitori capiranno. È la situazione ideale. È probabile che già da tempo abbiano osservato dei cambiamenti nei nostri stati d’animo. Dunque, saranno sollevati del confronto che abbiamo scelto di avere con loro, e soprattutto di sostenerci nel nostro percorso.
• Perplessità.
Se i nostri genitori non sono mai stati in terapia, è naturale che ci pongano delle domande, molte domande. Per esempio: cosa è successo? Da quanto tempo ti senti così? Ne hai parlato con qualcuno? A chi possiamo rivolgerci? Come funziona la terapia? Quanto costa? Da parte nostra, cerchiamo di anticiparle preparandoci delle risposte. In questo modo sapremo cosa dire e non andremo in ansia se la conversazione dovesse protrarsi più del previsto.
• Incomprensione.
Per quanto possiamo aver faticato per chiedere aiuto, le nostre parole e le nostre risposte potrebbero non essere efficaci come speravamo. I genitori potrebbero assumere un atteggiamento difensivo, sentirsi in colpa, disorientati. Diamogli del tempo per elaborare questo cambiamento che vogliamo apportare nella nostra vita. La loro posizione potrebbe cambiare dopo averci riflettuto. Il loro supporto sarebbe un sollievo, ma la priorità resta prenderci cura della nostra salute mentale.
I disturbi mentali tra gli adolescenti: il rapporto dell’UNICEF
Sappi che non sei la sola, o il solo, ad affrontare questo disagio. Nel 2021 l’UNICEF ha pubblicato l’ultima edizione del rapporto La condizione dell’infanzia nel mondo. Nella mia mente: promuovere, tutelare e sostenere la salute mentale dei bambini e dei giovani. Si tratta dell’analisi più completa delle tendenze globali che riguardano i bambini. Il documento è nato nel 1980, con il duplice scopo di “sensibilizzare l’opinione pubblica sulle principali questioni che riguardano i bambini; e di promuovere soluzioni che ne migliorino la vita”. Il titolo della relazione di accompagnamento del 2021 è Come gli adolescenti vivono e percepiscono la salute mentale in tutto il mondo.
Secondo i dati riportati dall’UNICEF, tra gli adolescenti tra i 10 e i 19 anni, 1 su 7 ha un disturbo mentale diagnosticato: l’ansia e la depressione sono quelli più ricorrenti, infatti coinvolgono il 40% dei casi. Il fenomeno investe 89 milioni di ragazzi e 77 milioni di ragazze. Più da vicino, nella fascia di età 10-14 anni la popolazione con disturbi mentali ammonta a 80 milioni; in quella 15-19 anni a 86 milioni. Tra i problemi di salute mentale diagnosticati figurano anche l’ADHD, l’autismo, il disturbo bipolare, il disturbo della condotta, i disturbi del comportamento alimentare, la disabilità intellettiva e la schizofrenia.
I numeri riguardano anche l’Europa Occidentale, dove il suicidio è la seconda causa di morte tra i 15 e i 19 anni. Ogni anno, nel mondo sono circa 46 mila gli adolescenti che mettono fine alla propria vita: ne muore uno ogni dieci minuti. Il suicidio è la terza causa di morte tra le ragazze, la quarta tra i ragazzi. Negli ultimi anni è aumentata la consapevolezza di come la salute mentale abbia delle ricadute sul rendimento scolastico e lavorativo. Nel 2021, il direttore generale dell’UNICEF Henrietta Fore dichiarava che già prima della pandemia “troppi bambini erano gravati dal peso di problemi non affrontati di salute mentale”, lamentando come non venisse data “abbastanza importanza alla relazione tra la salute mentale e le conseguenze future sulla vita.”
E adesso cosa ci aspetta?
Se hai ricevuto il sostegno dei tuoi genitori, potrai contare sul loro supporto nei momenti più faticosi del tuo cambiamento interiore. Viceversa, se non dovessero essere inclini all’argomento, continua a mantenere aperto un canale di dialogo e a indirizzare il tuo cammino verso il tuo benessere psicofisico. Lo psicoterapeuta saprà condurti per mano lungo il percorso di psicoterapia più adatto a te.