Come capire se la psicoterapia sta funzionando

Quando si ricorre alla psicoterapia o si sta pensando di iniziare un percorso terapeutico, le aspettative sono abbastanza definite. Una delle domande che viene rivolta più spesso a uno psicologo all’inizio di un percorso è se la psicoterapia funziona e quando funziona.
La maggior parte delle persone si aspetta un percorso lineare e quasi totalmente indipendente da se stessi: l’idea più comune è quella che basta vedere uno psicoterapeuta, fare qualche “chiacchierata” e dopo un certo numero di sedute quasi magicamente si guarisce.
Questa visione della psicoterapia, che è molto comune, è influenzata dal modo in cui consideriamo la cura nella nostra cultura. Il modello di riferimento, infatti, è quello delle cure mediche: quando sto male vado dal dottore e questi, dopo una o un paio di visite e alcuni accertamenti, comprenderà il problema e mi prescriverà il farmaco giusto che mi guarirà.
Purtroppo, o per fortuna, la psicoterapia non è una pillola e la cura in psicologia ha aspetti molto differenti dalla cura in medicina. Tuttavia, in realtà, entrambe condividono almeno un principio fondamentale: senza una qualche forma di collaborazione da parte del paziente è molto difficile se non impossibile che la cura funzioni.
La terapia psicologica: un percorso di cui sei l’attore principale
La psicoterapia è un percorso – tutte le terapie, del resto, lo sono, comprese quelle mediche – ma i cui risultati non sono sempre prevedibili in modo lineare. La ragione è abbastanza semplice e intuibile: un disagio o un disturbo psicologico è sempre un fatto complesso e dalle mille sfaccettature. In nessun caso, infatti, è paragonabile a disturbi fisici come un mal di testa o un mal di gola. In pratica, i fattori che lo determinano e che ne possono influenzare il decorso sono spesso moltissimi e solo in parte prevedibili.
Certamente anche in psicoterapia si possono fare delle stime approssimative sul successo o sulla durata di un percorso. Tuttavia, sono quasi sempre stime che hanno un valore generale e che raramente si possono applicare in modo diretto al percorso specifico di una determinata persona. Questo perché, come già detto, la variabilità individuale è elevatissima ed è molto più elevata rispetto, ad esempio, a un trattamento di tipo medico.
Per fare ancora un paragone medico con patologie fisiche, possiamo parlare di ogni disturbo psicologico come di un disagio complesso per il quale i medici pronunciano la famosa frase: “vediamo come il paziente risponde alle terapie”.
Non esiste “pillola” nella psicoterapia che con una, tre, sette somministrazioni possa garantire un risultato certo e fedele alle aspettative, perché nella psicoterapia l’attore principale non è un farmaco o un medico che opera ma è il paziente stesso e lo strumento principale, più che la tecnica specifica, è la relazione terapeutica.
Come capire allora se la psicoterapia sta funzionando?
Il percorso psicoterapeutico è basato sull’alleanza tra paziente e terapeuta. Per essere chiari, il terapeuta non potrà mai esercitare chissà quale influenza assoluta sulla mente del paziente tanto da cambiarlo senza che nemmeno se ne accorga. È il rapporto tra le due parti, così come la profondità di questa alleanza, la chiave che apre le porte ad un cambiamento che deve avvenire per decisione del paziente. In altre parole, il paziente si prende la responsabilità di un’esplorazione di sé, guidata o orientata dal terapeuta, alla scoperta dei nodi o degli ostacoli personali che impediscono un’esistenza piena e felice.
Quando la psicoterapia non funziona il primo ad accorgersene è, in genere, proprio il terapeuta.
Un bravo professionista comprende se il paziente sta incontrando delle difficoltà nel raggiungimento dei suoi obiettivi e analizza la situazione per capire se qualcosa nell’alleanza con il paziente non funziona più e quali aspetti possono essere migliorati, anche confrontandosi con il paziente stesso.
Quando stabilire se il percorso psicoterapeutico porterà risultati?
Come già detto prima, il percorso non è immediato: il paziente con il tempo inizierà a sentire una serie di miglioramenti e un maggiore benessere che può attribuire alla psicoterapia. È però importante che questi miglioramenti siano stabili nel tempo e non momentanei.
Inoltre, è fondamentale confrontarsi con il paziente affinché possa ricostruire quali atteggiamenti e comportamenti differenti ha adottato per produrre dei cambiamenti.
Alcune persone tendono a lasciare la terapia ai primi miglioramenti, pensando di non averne più bisogno, per poi tornare alle condotte abituali a causa di un percorso terapeutico incompleto e di cui attribuiscono la responsabilità allo psicologo più che a se stessi.
È importante essere molto chiari con i propri pazienti: fermo restando che nessuno può essere obbligato a proseguire un percorso che preferisce interrompere, è dovere dello psicologo chiarire se e in che misura la decisione, spesso unilaterale, del paziente possa indebolire e quindi vanificare i risultati ottenuti.
Dare delle tempistiche per capire se la psicoterapia stia funzionando non è facile: ovviamente non bastano un paio di settimane per un cambiamento, anche se in alcuni casi sin dalla prima seduta è possibile percepire un sollievo importante. Tuttavia, entro le prime 10/15 sedute è in genere possibile avvertire un miglioramento significativo del benessere, che inizia a diventare più stabile e viene percepito anche dalle persone che vivono con e/o intorno al paziente.
Per capire se la psicoterapia sta funzionando, dunque, la domanda più utile da farsi può essere: sto, come paziente, collaborando attivamente con lo psicologo per il mio benessere?
Questo è probabilmente un buon inizio per una terapia che funzioni.