Città e depressione: ecco cosa dice un recente studio

Le aree urbane creano un alto flusso di interazioni sociali ed economiche. Questo scambio continuo spinge all’innovazione e alla produzione di ricchezza. A renderlo possibile sono le reti sociali e infrastrutturali, che facilitano gli spostamenti delle persone e aumentano le possibilità di entrare in relazione. La maggiore esposizione agli stimoli sociali toglie le persone dall’isolamento, quindi dal rischio di soffrire di depressione.
Quelle appena elencate sono le conclusioni di tre ricercatori dell’Università di Chicago: Andrew Stier, Marc Berman e Luís Bettencourt. La loro indagine è partita da queste semplici domande: “Quali caratteristiche degli ambienti urbani migliorano la salute mentale? Cosa aiuta le persone a imparare, collaborare e partecipare a un’azione collettiva positiva?” Le risposte della loro ricerca ci mostrano come la grande città possa avere dei vantaggi per la salute mentale.
Densità urbana e interazioni come punto di forza. Spesso, però, abbiamo letto il contrario
Una premessa per evitare ogni equivoco. La ricerca pubblicata negli atti della National Academy of Sciences indaga l’impatto positivo delle città statunitensi sulla depressione, ma non esclude affatto che lo stesso contesto possa peggiorare altre patologie mentali. Infatti, chiediamoci quante volte abbiamo letto di come vivere nelle metropoli vada a detrimento delle relazioni interpersonali e della salute mentale.
Anche qui ti ho raccontato come le intere giornate passate lontano da casa minaccino la vita di coppia: il tempo passato insieme è minimo, e i momenti di intimità sono vissuti come un intralcio tra due persone che vivono vite parallele. Oppure, abbiamo affrontato come la routine logorante, l’inquinamento atmosferico e acustico favoriscano l’insorgere di disturbi del sonno, di ansia, o di comportamenti come il fight-or-flight response (‘attacca o fuggi’, è la risposta del nostro sistema nervoso simpatico di fronte a una minaccia. Quando siamo sotto stress rischiamo di attivare questa modalità di difesa quando non è necessario). Quindi, malgrado i centri urbani non siano ancora capaci di preservare il benessere psicofisico delle persone, alcune delle loro caratteristiche risultano utili.
Uscire dall’isolamento: il ruolo delle interazioni
La ricerca parte da un presupposto: le città sono dotate di un alto numero di infrastrutture; il modo in cui le persone le usano porta a un aumento delle interazioni sociali, e di conseguenza a una spinta verso l’innovazione e la produzione di ricchezza. Siamo nel campo della sociologia urbana, i suoi ambiti di ricerca sono le reti sociali; queste riguardano: le relazioni familiari, di amicizia, di servizi, di lavoro. Più grandi saranno le città, maggiori saranno le opportunità di socializzare. Dunque l’alto numero di interazioni scongiurerebbe l’isolamento sociale, uno dei fattori di rischio per la depressione.
Minori sono le relazioni, maggiore è il rischio di soffrire di depressione
Perché, allora, i paesi meno popolosi soffrirebbero di un’incidenza maggiore della depressione? Una città più piccola avrà una popolazione più ridotta, un numero inferiore di infrastrutture, sia relative al trasporto, sia quelle in grado di offrire attività ricreative. Di conseguenza, le persone saranno costrette ad affrontare dei tragitti più o meno lunghi per garantirsi interazioni maggiori e diversificate. La variabile che fa ricadere tutto sull’individuo è la sua capacità di spostarsi. Per esempio: possiede un mezzo di trasporto? È nelle sue possibilità il percorrere ogni giorno un’autostrada per seguire dei corsi di formazione o praticare dello sport? In caso negativo, le sue interazioni socioeconomiche saranno circoscritte a quelle che il suo paese di origine potrà offrirgli
E in una grande città non si riscontrano gli stessi problemi?
Sì, basti pensare al differente stile di vita tra chi vive in un quartiere centrale piuttosto che periferico. Prendiamo per esempio una città come Roma. I rioni vantano il maggior numero di servizi possibile: musei, scuole, ospedali, linee di trasporto su gomma e rotaia. Chi abita in un quartiere periferico, al di fuori del Grande Raccordo Anulare, ogni giorno affronterà molte più difficoltà per potersi garantire gli stessi servizi di chi abita in un quartiere più curato.
In conclusione, possiamo mettere sullo stesso piano l’isolamento di chi vive in un piccolo centro urbano, con quello di chi abita in un quartiere periferico. La possibilità o meno di far crescere la propria rete socioeconomica è uno dei fattori che possono innescare il disturbo depressivo. “Gli ambienti urbani – concludono i ricercatori – cambiano il modo in cui le persone pensano e agiscono.”
Un’urbanizzazione disordinata genera diseguaglianze sociali
Spesso l’urbanizzazione delle metropoli è avvenuta in modo disordinato: quartieri separati dal resto della città da un’autostrada; mancanza delle infrastrutture basilari come l’illuminazione stradale o un’adeguata rete fognaria; assenza dei servizi primari come gli asili nido, le scuole o le aree verdi. Le comunità che ogni giorno fanno esperienza dell’isolamento, delle ineguaglianze e della povertà sono le prime a perdere fiducia nei confronti dello Stato, e a rappresentare una terra di conquista per le organizzazioni criminali.
Se una persona che conosci, oppure tu stai vivendo un momento di difficoltà e non riesci a entrare in contatto con l’altro, ad avere una cerchia sociale intorno a te, chiedi il supporto di uno psicologo a Roma. La consulenza di uno psicoterapeuta ti aiuterà a ritrovare fiducia in te e ad aprirti a nuove conoscenze.