Che cos’è un gruppo sperimentale negli esperimenti psicologici

Un gruppo sperimentale è un insieme di persone, selezionate a caso, esposte a uno o più stimoli per misurarne l’impatto sui loro comportamenti. Questo è solo uno dei requisiti necessari affinché un esperimento abbia validità scientifica. Infatti, limitarsi a osservare un cambiamento di stato su un gruppo di persone dà luogo a una valutazione soggettiva. Chiamiamo teoria ingenua ogni teoria basata sull’esperienza personale, che non ha nulla di scientifico. Dunque, se un gruppo sperimentale da solo non basta a dare validità scientifica a un esperimento, di cos’altro abbiamo bisogno?
Definiamo le variabili prima di cominciare l’esperimento
Cosa vogliamo misurare? A quali stimoli esporremo le persone che faranno parte della nostra popolazione di indagine? La prima fase di ogni esperimento è delineare quali siano le variabili di cui vogliamo conoscere le conseguenze. Le variabili sono di due tipi:
- la variabile indipendente. È quella che viene manipolata dallo sperimentatore o dalla sperimentatrice, come la somministrazione di un farmaco o l’esecuzione di particolari istruzioni;
- la variabile dipendente. Consiste nella prestazione psicologica misurata, cioè è la conseguenza che la variabile indipendente ha sulla popolazione osservata.
Durante l’esperimento sarà assegnato un punteggio a una determinata reazione. Una volta terminato l’esperimento, il ricercatore o la ricercatrice misureranno lo scarto che il campione osservato avrà fatto registrare rispetto a un comportamento naturale. Le differenze indotte dalla variabile indipendente, quella manipolata dai ricercatori, si chiamano variazioni. In psicologia c’è sempre una quantità di variazione casuale.
Tutto quello che misuriamo attraverso un esperimento non è detto che sia una prestazione psicologica attendibile.
Infatti, è sempre presente un rumore di fondo, una variazione casuale che non possiamo eliminare. Quindi, chi si occupa di ricerca dovrà calcolare il rapporto critico, cioè la differenza tra la condizione sperimentale e la quantità di variazione casuale. Cosa significa? Se il rapporto critico ha un valore molto alto, è molto probabile che la differenza di comportamento nel gruppo sperimentale sia causata dalla variabile manipolata (indipendente). A questo punto la statistica viene in soccorso della psicologia, poiché permette di controllare che il rapporto critico abbia valori significativi per validare l’esperimento.
Supponiamo adesso che il rapporto critico ci dia ragione: nel gruppo sperimentale riscontriamo delle differenze comportamentali significative. Rispetto a chi?
Creiamo un gruppo di controllo per discostarci dal gruppo sperimentale
Se vogliamo misurare le conseguenze di una variabile su una popolazione, non dobbiamo limitarci a somministrarla a un campione e misurarne i risultati. Infatti, in questo modo rifiuteremmo a priori l’eventualità che le nostre ipotesi di partenza siano nulle, cioè che la variabile indipendente non sortisca alcun effetto significativo. In psicologia si chiamano artefatti i risultati di un esperimento causati da fattori altri rispetto alla variabile manipolata.
Per scongiurare gli artefatti l’esperimento dovrà prevedere non solo il gruppo sperimentale, ma anche il gruppo di controllo. Insomma, per avere un controllo razionale dell’esperimento dobbiamo creare un gruppo che non sia esposto alla variabile indipendente.
La presenza di un gruppo di controllo ci farà prendere in considerazione la probabilità che la nostra teoria sia falsa. Come stabilire chi farà parte del gruppo sperimentale e chi del gruppo di controllo? Affidiamoci a un criterio casuale, come un’estrazione a sorte, per avere una distribuzione della popolazione più imparziale possibile.
Senza il gruppo di controllo otteniamo una teoria ingenua
Una teoria ingenua non ci permette di misurare i risultati che otteniamo dalle nostre osservazioni. Al contrario, con il metodo sperimentale riusciamo misurare i fenomeni che ci interessano. Quindi, per dare validità scientifica alle nostre conclusioni avremo bisogno sia di un gruppo sperimentale, sia di un gruppo di controllo.
Ora che sappiamo cosa sono le variabili, il gruppo sperimentale e di controllo, vediamo due esempi di esperimenti: il primo basato sul senso comune; il secondo condotto con criteri scientifici.
La cura del santone di turno: un caso pericoloso di teoria ingenua
Una persona millanta di riuscire a curare dei pazienti con dei rimedi naturali. Ogni 30 persone che prende in cura, 15 guariscono. Potremmo desumere che le sue cure abbiano il 50% di probabilità di successo. Rispetto a chi? Per sincerarsi dell’efficacia dei suoi metodi dovremmo osservare il rapporto tra malati e guariti tra coloro che non si rivolgono al santone. Infatti, se il rapporto si attestasse sempre sul 50% sapremmo che le cure del santone sono inutili, perché la stessa probabilità di guarigione è registrata anche in altri campioni. Forse i pazienti del santone sarebbero guariti lo stesso, o magari sarebbero stati di più perché le sue cure sono persino nocive. La presunzione del santone è quella di stabilire una correlazione tra cura e guarigione lì dove non è affatto dimostrabile. Lui si basa solo sui propri successi, senza considerare ciò che accade nel resto del mondo.
L’errore che non devono commettere i pazienti è quello di focalizzarsi, cioè di considerare il problema in modo semplificato senza considerarne tutte le informazioni utili per una diagnosi fondata.
Un farmaco per dormire: un esperimento scientifico ha bisogno di entrambi i gruppi
Un’azienda farmaceutica testa un farmaco per aiutare chi soffre di insonnia ad addormentarsi. I ricercatori e le ricercatrici impegnati negli esperimenti creano due gruppi: uno sperimentale e uno di controllo. Le persone vengono estratte a sorte e assegnate a uno dei due gruppi. Durante la sperimentazione i partecipanti valutano la propria soddisfazione con un punteggio su una scala da 1 a 10. La sperimentazione dura un mese. Il gruppo sperimentale riceve il farmaco vero e proprio; invece, il gruppo di controllo – a sua insaputa – assume una sostanza inattiva. Al termine della sperimentazione ci aspetteremmo risultati diversi, eppure i dati di soddisfazione dei due gruppi sono identici. Cosa significa? Cos’è successo?
L’esito dell’esperimento è nullo: il farmaco è inefficace e andrà rivisto. Possiamo affermarlo con certezza scientifica perché il gruppo di controllo ha risposto alla terapia nel modo in cui si aspettava di dover rispondere. Questo è un tipico caso di effetto placebo: le persone del gruppo di controllo asseriscono di trarre giovamento da un finto farmaco – senza sapere che sia finto – perché il beneficio è ciò che si aspettano dalla terapia. In conclusione, un esperimento ha validità scientifica solo se prende in considerazione che la propria ipotesi di partenza sia nulla.