Buonanotte sogni d’oro. Sempre più italiani dormono poco e male

Nel nostro Paese non dormiamo sonni tranquilli, nel vero senso della parola. La popolazione che non riposa come vorrebbe è in costante aumento. I motivi vanno ricercati nell’età, sesso, stile di vita, livello di istruzione e di benessere economico. Diciamo subito che un aumento esponenziale dei disturbi del sonno lo avevamo registrato durante la pandemia, ma questa non deve diventare l’alibi di tutti i mali. Nonostante il problema del sonno sia così generalizzato, non sono molte le ricerche rappresentative della popolazione su questo tema. Vediamo chi si è occupato di questi rilevamenti e cosa è emerso nelle ultime indagini.
Quanto dormono gli italiani?
Dal 1988 al 2014 l’Istat ha pubblicato con cadenza periodica l’indagine “Uso del tempo”. Il volume indaga vari aspetti della vita sociale ed economica, tra cui il tempo che dedichiamo al sonno e al suo impatto sulla nostra salute. Infatti, dormire un numero adeguato di ore ci aiuta a essere più attenti e produttivi sia sul lavoro, sia durante il nostro tempo libero. Chiediamoci, allora, quanto si dorme in Italia? Abbiamo tutti le stesse abitudini?
Le risposte le troviamo nella pubblicazione “I tempi della vita quotidiana. Lavoro, conciliazione, parità di genere e benessere soggettivo”. Tra il 2002 e il 2014 dedicavamo circa 8 ore e 30 minuti al riposo, ogni giorno. Il dato è rimasto stabile nel corso degli anni: nell’ultimo rilevamento si aggira sulle 8 ore e 32 minuti, ma varia a seconda dell’età, dello stato familiare e occupazionale. Infatti, chi lavora dorme circa 1 ora e 30 minuti in meno ogni giorno. Le classi di età che sottraggono più tempo al risposo sono quelle dai 25 ai 44 e dai 45 ai 64 anni, che dormono rispettivamente 8h 17’ e 8h 10’. Non a caso siamo in quel periodo della vita in cui molte energie sono dedicate alla famiglia e al lavoro.
Quante persone soffrono di disturbi del sonno in Italia?
Un’immagine più recente sulla qualità e la quantità del sonno ce la fornisce la rivista Scientific Report. La ricerca è del 2020 e si intitola “Sleep dissatisfaction and insufficient sleep duration in the Italian population” (‘Insoddisfazione del sonno e durata insufficiente nella popolazione italiana’). Secondo i ricercatori un italiano su tre non dorme a sufficienza; uno su sette non è soddisfatto della qualità del proprio sonno. Questi valori raggiungono dei picchi tra gli anziani e tra i soggetti con un basso livello di istruzione e di reddito.
Leggi anche: Problemi psichici e difficoltà a dormire: quali correlazioni ci sono?
Quanto si dorme negli altri Paesi europei?
Nel resto del continente la media giornaliera dedicata al riposo è di 8h 30’. La classifica dei dormiglioni vede in testa i romeni con 8h 52’, e gli estoni con 8h 50’. Invece, i primi a saltare giù dal letto sono i norvegesi (8h 07’), i serbi (8h 21’) e gli inglesi (8h 22’). In generale, il tempo trascorso sotto le coperte nel resto d’Europa oscilla tra le 8h 30’ e le 8h 40’.
Il sonno notturno raccomandato varia in base all’età
Quindi, dopo aver letto questi numeri è normale domandarsi se nella nostra vita quotidiana dormiamo abbastanza oppure no. La risposta dipende per lo più dall’età anagrafica. La National Sleep Foundation (NSF), ente no profit statunitense, ha proposto la quantità ottimale di sonno notturno per 4 fasce di età: 15-17, 18-25; 26-64; 65 e oltre.
A partire dalle ore di sonno raccomandate, l’ente definisce anche le soglie, minime e massime, oltre le quali il riposo è insufficiente o eccessivo.
Vediamo nel dettaglio la quantità di sonno appropriata:
• Prima fascia. 15-17 anni: 8-10 ore.
• Seconda fascia. 18-25 anni: 7-9 ore.
• Terza fascia. 26-64 anni: 7-9 ore.
• Quarta fascia. 65 e oltre: 7-8 ore.
Per quanto riguarda le soglie minime e massime sconsigliate:
• Prima fascia. 15-17 anni: non meno di 7 ore; non più di 11.
• Seconda fascia. 18-25 anni: non meno di 6; non più di 11.
• Terza fascia 26-64 anni: non meno di 6; non più di 10.
• Quarta fascia. 65 e oltre: non meno di 5; non più di 9.
Teniamo presenti questi indicatori e osserviamo la situazione italiana. Nel nostro Paese le persone di 15-17 o 18-25 anni dormono troppo poco; quelle oltre i 65 anni dormono troppo. Perdere ore di riposo o abusarne ha un impatto sulle funzioni cognitive, la salute e il benessere. Come riportato dall’indagine dell’Istat: “un sonno troppo breve è associato a un indice di massa corporea elevato e in generale a cattive condizioni di salute, infine sia il sonno troppo breve che quello troppo lungo sono associati a ipertensione e diabete”.
Leggi anche: Tv, smartphone e videogame: fanno male ai bambini prima di dormire?
Se il riposo varia in base all’età a che ora è opportuno coricarsi? Quando deve suonare la sveglia?
Il nostro orologio biologico ci vuole in piedi al mattino. Nella società occidentale i ritmi sono frenetici, lavorare fino allo sfinimento per alcuni è motivo di vanto, per altri è necessario. L’ansia da prestazione porta all’abuso di caffè, al tabagismo, e quando arriva il fine settimana non vogliamo rinunciare a fare tardi. Secondo l’Istat, durante la settimana 2 italiani su 10 sono ancora svegli a mezzanotte; il sabato salgono a 3; per vedere il 90% degli italiani a letto dobbiamo aspettare l’1:30 di notte. Questo andamento si riflette sull’orario della sveglia del mattino. Nei giorni feriali la popolazione sveglia raggiunge il 90% verso le 9:00; la domenica bisogna aspettare le 10:00.
Sebbene l’età e il sesso incidano sulla quantità e la qualità del sonno, i fattori che hanno un peso sul riposo e sul risveglio sono le pressioni del ciclo di vita, il lavoro, avere dei bambini in famiglia, la scuola, e la presenza di animali domestici.
Svogliatezza, stress, pressione alta: non sottovalutiamo le conseguenze di un sonno insufficiente
Se ci priviamo del riposo consigliato non solo affronteremo le giornate privi di entusiasmo, ma non avremo neppure l’energia per affrontare lo stress. Nel lungo periodo rischiamo di dover fare i conti con patologie come l’obesità e la pressione alta. Anche la nostra salute mentale sarà compromessa, infatti sono stati documentati l’aumento dei casi di depressione e di comportamenti autolesionistici. Se anche tu vuoi riconquistare il giusto riposo che ti spetta, la consulenza di uno psicoterapeuta è un valido aiuto per rimettere in equilibrio la vita professionale con quella personale.