5 tra le psicologhe più influenti nel mondo

Verso la fine dell’Ottocento la carriera accademica era una prerogativa maschile. Regole, protocolli ostacolavano in ogni modo la carriera del genere femminile nel mondo scientifico. Eri una donna sposata o con obblighi familiari? Non potevi lavorare né come insegnante né come professoressa. Persino l’Università di Harvard mancò di riconoscere gli studi di dottorato a una ricercatrice; la stessa donna che anni più tardi divenne la prima presidente dell’American Psychilogical Association. Il percorso delle donne nel mondo della ricerca scientifica è una storia di diritti negati, di pregiudizi, sconfessati solo dalla tenacia e dall’ostinazione. Per nostra fortuna quelle donne non si arresero. Oggi siamo qui a raccontarle.
Mary Whiton Calkins (1863-1930): un’introduzione alla psicologia
Nel 1905 fu la prima donna ad assurgere al ruolo di presidente dell’American Psychological Association. Trascorsero poco più di dieci anni e nel 1918 fu la prima presidente dell’American Philosophy Association. Eppure, prima di arrivare a essere tutto questo Calkins fu una delle tante studentesse statunitensi a cui era precluso lo studio della psicologia. Emblematico fu il rifiuto dell’Università di Harvard di riconoscerle il dottorato di ricerca nel 1894. A nulla servirono gli elogi e la stima della comunità scientifica del tempo. Calkins fondò uno dei primi laboratori psicologici al Wellsey College; pubblicò oltre un centinaio di articoli sulla psicologia e la filosofia. Le sue ricerche scientifiche si concentrarono sulla memoria e sulla psicologia del sé. Nel 1901 le sue teorie andarono in stampa nel volume An Introduction to Psychology (‘Un’introduzione alla psicologia’). Pioniera della lotta di genere nel mondo accademico, con Mary Whiton Calkins si apre il Novecento.
Margaret Floy Washburn (1871-1939): la teoria motoria della coscienza
Decisa a frequentare la Columbia University, poté assistere alle lezioni solo come uditrice perché l’università non ammetteva donne nei propri corsi. Nel 1894 divenne la prima donna a ottenere un dottorato di ricerca in psicologia presso la Cornell University. Sulla scia di Calkins, nel 1921 fu la seconda donna a diventare presidente dell’American Psychological Association. Poiché il mondo accademico era riluttante verso il genere femminile, Washburn rinunciò a sposarsi e lavorò come professoressa per 36 anni presso il Vassar College. Le sue indagini sul comportamento animale portarono nel 1908 alla stesura di The Animal Mind (‘La mente animale’), il primo lavoro sperimentale sulla cognizione degli animali. In seguito elaborò la teoria motoria della coscienza, esposta nel 1916 in Movement and Mental Imagery (‘Movimento e immagini mentali’). Il volume si basa su due assunti: se il pensiero si basa sul movimento, allora l’attività motoria è legata alla coscienza. Wahsburn fu la seconda donna a essere nominata membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze.
Karen Horney (1885-1952): la teoria dei bisogni nevrotici
“Non sono le donne a soffrire di invidia del pene, piuttosto sarebbero gli uomini a soffrire di invidia dell’utero” dal momento che non possono avere figli. Il destinatario di questa riflessione fu Sigmund Freud. Horney fu una psicologa neo-freudiana, una delle prime ad avere una formazione in psicanalisi. Criticò apertamente Freud per la sua raffigurazione delle donne. Le ricerche di Horney si concentrarono sull’influenza dei bisogni nevrotici sul comportamento. Secondo la studiosa i bisogni nevrotici sarebbero 10 e coprirebbero un ventaglio di esperienze che vanno dall’ammirazione alla discriminazione, dall’isolamento all’iperprotezione. Horney raggruppò i bisogni nevrotici in 3 categorie: quelli che spingono le persone a cercare l’approvazione dell’altro; quelli che creano ostilità e indifferenza; infine quelli che spingono a controllare gli altri attraverso la prepotenza e la scortesia. Questi bisogni possono portare a comportamenti accondiscendenti, di allontanamento oppure aggressivi e antisociali.
Melanie Klein (1882-1960): la terapia del gioco
Il gioco è il principale mezzo di comunicazione dei bambini. Infatti, la persona in tenera età non è in grado di compiere delle libere associazioni. A partire da queste due ipotesi, la psicanalista Klein sviluppò la tecnica della terapia del gioco per indagare i sentimenti, le ansie e le esperienze inconsce dei bambini. Dall’osservazione delle loro azioni durante le attività ludiche, la psicanalista austriaca indagò come le varie ansie influenzassero lo sviluppo dell’ego e del superego. Sebbene oggi tutti le riconoscano il suo contributo alla psicologia dello sviluppo, nel corso della sua carriera si scontrò con Anna Freud, secondo cui la psicanalisi non poteva applicarsi ai minori di sei anni.
Anna Freud (1895-1982): la psicanalisi infantile
Malgrado il cognome ingombrante, Anna Freud contribuì allo sviluppo della psicanalisi, della psicoterapia e della psicologia infantile. Nel libro The Ego and the Mechanisms of Defense del 1936, chiarì i meccanismi di difesa che usiamo per difenderci dall’ansia. Nell’ambito della psicologia infantile, Freud sosteneva che prima di qualsiasi analisi era importante stabilire un’alleanza terapeutica con il bambino. Per raggiungere questo scopo si mise a disposizione dei propri pazienti: aiutò un ragazzo a scrivere dei racconti; lavorò a maglia per vestire la bambola di una ragazza. Durante le sue sessioni non usò mai il divano, al contrario lasciava che i bambini fossero liberi di muoversi per la stanza, di disegnare, perché riconosceva loro la fatica nel rimanere fermi e concentrati. Freud riteneva che la psicanalisi infantile fosse opportuna a partire dal periodo di latenza, cioè a partire dall’età di sei anni.
Nei secoli scorsi il percorso accademico delle psicologhe si è scontrato con ogni genere di difficoltà e pregiudizio. Sebbene i loro nomi non manchino nelle bibliografie scientifiche contemporanee, non tutte hanno ricevuto il giusto riconoscimento. Ancora oggi, quando consultiamo internet per saperne di più sulle psicologhe che hanno fatto la storia, il motore di ricerca ci suggerisce che forse stavamo cercando altro: chi è stato il primo psicologo? Chi è il più grande psicologo del mondo? Chi sono i padri della psicologia? Delle psicologhe non se ne parla, non sono cercate abbastanza. L’ultimo esempio sintomatico della nostra cultura è il caso di Mary Whiton Calkins: ancora oggi la Harvard Corporation rifiuta di concederle la laurea postuma perché negli anni in cui si svolsero i fatti l’ateneo non accettava le donne.